Napoli, positiva al Covid partorisce in casa e la bimba muore: “Ambulanza in ritardo”
Dic 01, 2020 - Andrea Peluso
“La mia bambina ha respirato per 25 minuti. Sono certo che poteva essere salvata.” Sono le strazianti parole di un padre che ha perso la bambina appena nata. È la difficile vicenda di M. C. e M. P., una coppia del borgo di Sant’Antonio Abate a Napoli che aveva già perso un bambino per un aborto terapeutico. La moglie, positiva al Covid, era al sesto mese di gravidanza quando il parto è avvenuto. Un parto prematuro accaduto in casa, mentre il marito seguiva le istruzioni dettate telefonicamente dal ginecologo, contattato immediatamente. Maria ora sta bene, ma la piccola non ce l’ha fatta. A raccontare i fatti è il Corriere del Mezzogiorno.
È scattata quindi la denuncia per malasanità da parte di Mario. L’uomo accusa infatti l’ambulanza di esser arrivata in ritardo e che il personale sanitario non possedesse gli strumenti adatti per rianimarla. Sono quindi iniziate le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Simona di Monte. Il pm Silvio Pavia ha disposto il sequestro della salma della piccola per effettuarne l’autopsia nei prossimi giorni. Sequestrata anche la cartella clinica della donna.
Una corsa contro il tempo per la vita della piccola.
L’incubo della coppia sarebbe iniziato nelle prime ore della giornata, secondo la testimonianza dell’uomo. Dapprima si riteneva tranquillo riguardo i dolori per cui la compagna stava soffrendo, ritenendoli non preoccupanti. Verso le 6:30 del mattino ha contattato il ginecologo, il quale gli ha spiegato come procedere, facendo così nascere la bambina in un parto prematuro. Appena dopo 15 minuti dall’inizio della chiamata con il medico, la chiamata al 118. L’uomo afferma di aver spiegato le condizioni della moglie, malata di Covid, e del parto prematuro, sollecitandone l’arrivo.
Ma il tempo passava e, anche se la piccola respirava ancora, il padre non riusciva a calmarsi. “Sono sceso in strada, ho preso lo scooter e mi sono messo a girare per il quartiere cercando di intercettare l’ambulanza, ma non ci sono riuscito. I soccorsi sono arrivati solo mezz’ora dopo” – afferma nella sua testimonianza. Aggiunge inoltre di non credere che il personale fosse attrezzato, ricordando l’assenza di un’incubatrice e di aver dato le forbici per tagliare il cordone ombelicale.
La donna è ora ricoverata al Policlinico nel reparto di ginecologia attrezzato per pazienti positive al virus. “È rimasta mezz’ora nell’ambulanza con la bambina morta in braccio. È terribilmente ingiusto. – dice il marito – Chiedo ai magistrati di approfondire quello che è accaduto.”
La testimonianza non coincide con quella dei soccorsi
Una testimonianza che però non coincide con quella di Giuseppe Galano, responsabile del 118. “Capisco che a un papà sconvolto dal dolore mezz’ora di attesa sembri un tempo infinito, ma bisogna considerare innanzitutto che sei o sette minuti passano per consentire agli operatori di vestirsi in maniera adeguata prima di entrare in contatto con una persona positiva al Covid.” – dice, ‘giustificando’ in questo modo il ritardo denunciato. Non coincide nemmeno la questione sull’attrezzatura, in quanto Galano afferma che ogni ambulanza è dotata del necessario, anche per un parto. “È possibile che, in un momento di grande confusione, il papà della bimba non si sia reso contro di quello che stava accadendo.”
Si reputa quindi tranquillo Galano, aggiungendo di aver già parlato con il collega che ha fatto l’intervento: “Mi ha detto cose molto diverse da quelle che il signor Mario denuncia. La magistratura ha sequestrato cartella clinica e salma e certamente farà le proprie valutazioni con competenza e rapidità. Alla famiglia della piccola esprimo tutta la mia vicinanza e solidarietà.”
In merito alla situazione, il responsabile prova ad ipotizzare cosa sia realmente accaduto quella mattina. La donna era solo al sesto mese di gravidanza ed ha partorito in casa senza la presenza di uno specialista. Fattori che da soli renderebbero una situazione del genere a rischio, ma non basta. Bisogna aggiungere infatti che la madre fosse malata di Covid. C’è quindi la possibilità che ciò abbia influito sulla morte della piccola. L’unico modo per comprendere cosa sia successo davvero è attendere i risultati dell’autopsia che verrà effettuata nei prossimi giorni.