Perdere l’amore della propria vita può lasciare un vuoto incolmabile dentro, soprattutto se lo vedi andar via in una camera d’ospedale e non fare più ritorno. E’ questo probabilmente quello che prova Valentina Abruzzeso, moglie dell’imprenditore Paolo Tortora – stroncato dal covid nel giro di poche settimane e morto domenica scorsa al Cotugno di Napoli.
Valentina, durante un’intervista rilascia a “Il Corriere del Mezzogiorno“, stringe tra le mani l’ultima lettera che il suo Paolo le ha scritto dal letto d’ospedale. Tutto è precipitato il 22 agosto, quando Paolo è stato intubato – così come racconta Valentina, che è riuscita a vederlo un’ultima volta prima che i medici lo portassero in reanimazione.
“Ha iniziato a stare male i primi di agosto. I primi dieci giorni l’ho curato a casa e né io né le bambine ci siamo contagiate anche se abbiamo continuato a stare tutti insieme. Io ho anche dormito con lui. Tanto eravamo comunque costretti alla quarantena. Il 12 agosto è stato poi trasferito al Cotugno. C’è stato un momento in cui ci sembrava anche che le cose andassero meglio. Poi dopo giorni passati con il casco e qualche miglioramento la situazione è precipitata nel giro di due ore“.
Valentina poi confessa che il marito non fosse vaccinato: “Paolo non era un no vax. Aveva già avuto il covid, lo scorso ottobre ma, era stato bene. Aveva deciso di vaccinarsi il prossimo ottobre per affrontare meglio l’inverno. Lui aveva anche una fragilità polmonare, che si portava dietro da anni. In questi giorni mi sono chiesta se avessi dovuto insistere di più per fargli fare il vaccino, poi mi sono detta che destino..“.
Infine Valentina racconta la loro storia d’amore, come si sono conosciuti e la grande differenza d’età che li separava: “E’ stato un colpo di fulmine. Io sono di Foggia, lui di Napoli: ci siamo conosciuti a Brescia e fidanzati e Bergamo. Ci siamo sposati il 19 maggio 2019 ad Anacapri. Ho 36 anni, ma la differenza d’età io e Paolo non l’abbiamo mai avvertita. Per lui ho lasciato Foggia e il mio lavoro, avevo una scuola materna. Grazie a lui ho scoperto e amato Napoli“.