Un buco di 26 minuti sul quale i magistrati devono indagare per formulare il capo di imputazione nei confronti di Vincenzo Palumbo, il camionista che ha sparato a Giuseppe Fusella e Tullio Pagliaro scambiandoli per ladri. L’autopsia sui corpi dei ragazzi ha rivelato che solo uno è morto sul colpo, mentre l’altro è deceduto qualche minuto dopo essere stato raggiunto dai colpi. Palumbo agli inquirenti ha proprio raccontato di aver udito dei lamenti provenire dalla vettura dopo aver sparato, secondo quanto contenuto nell’ordinanza del Gip.
Il camionista ha atteso 26 minuti prima di chiamare i soccorsi, quasi mezz’ora di tempo perso e che avrebbe potuto salvare la vita di uno dei ragazzi. I legali dell’uomo hanno motivato sostenendo che Palumbo si trovava in stato di shock dopo aver compreso cosa aveva fatto, restando di fatto paralizzato. Una condizione che perdura ancora adesso, poiché non riesce a darsi pace per le due vite spezzate. Il camionista ha chiesto perdono alle famiglie, anche tramite i magistrati che lo hanno ascoltato. Agli inquirenti ha detto che non voleva uccidere nessuno, ma il Gip ha scritto che ha agito con “assoluta determinazione e freddezza”, per di più da una posizione sopraelevata e ravvicinata.
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Altra circostanza emersa è il possesso del porto d’armi, ma solo per uso sportivo. Palumbo poteva detenere in casa delle armi, ma scariche e non per difesa. Due fucili ed una pistola che era autorizzato a caricare ed usare al poligono.