Rosa Alfieri, il killer piange e mima l’omicidio davanti ai giudici: “Avevo voci nella testa”

Elpidio D'Ambra e Rosa Alfieri


Epidio D’Ambra ha mimato davanti ai magistrati tutti i gesti attraverso cui ha ucciso Rosa Alfieri, confermando che lo avrebbe fatto per ubbidire alle voci che aveva nella testa e che gli dicevano di uccidere.

Elpidio D’Ambra mima davanti ai giudici l’omicidio di Rosa Alfieri

Nell’Aula 116 della Corte di Assise di Napoli si è tenuta l’udienza del processo contro Elpidio D’Ambra, che ha confessato l’omicidio di Rosa Alfieri, assassinata il 2 febbraio 2022 a Grumo Nevano in provincia di Napoli. D’Ambra ha riferito ai giudici di essere sotto l’effetto di farmaci psichiatrici e si avere dei vuoti di memoria, sottolineando dunque la tesi dell’infermità mentale attraverso cui la difesa punta all’incapacità di intendere e di volere. Ha aggiunto poi che, quel giorno, aveva assunto sostanze stupefacenti: un grammo di cocaina e anche mezzo grammo di crack.

D’Ambra ha successivamente raccontato nel dettaglio come ha approcciato e ucciso Rosa: prima l’ha fatta entrare in casa con una scusa, poi l’ha braccata e trascinata al collo. Poi il vuoto di memoria e le voci nella testa. “Le voci mi dicevano ‘uccidi lei oppure uccidiamo te’. Quando mi sono ripreso – le sue parole riportate da Ansa – ero a terra, con le mani intorno al collo di Rosa. Capisco il dolore del padre di Rosa. Chiedo scusa a voi, so che la famiglia non mi perdonerà mai. E hanno ragione, chiedo aiuto a voi e a Dio”.

Elpidio D’Ambra ha pianto mentre chiedeva scusa, ma ha anche avuto una reazione scomposta nei confronti del Pubblico Ministero, placata dal suo legale e dal presidente Concetta Cristiano.


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