“È morto un innocente? È normale, può capitare”. Sono queste le parole di Luigi Valda, fratello maggiore di Francesco Pio Valda, che per gli inquirenti della Procura di Napoli è l’assassino di Francesco Pio Maimone, ucciso nella zona degli chalet di Mergellina dopo una lite causata da pestone.
Luigi Valda è stato intercettato in carcere, dove si trova in virtù di una condanna per spaccio di stupefacenti, mentre era a colloquio con due donne proprio in giorno dopo l’omicidio. È il quotidiano La Repubblica a riportare il testo delle intercettazioni: “Si è rovinato una vita – dice Luigi Valda – Quando esce più. Diciannove anni, senza un bambino, non ha fatto un figlio, non si è visto bene di niente. Ha fatto una stronzata. Non stanno bene con la testa. Viene abbandonato da tutti, pure dai compagni miei”.
I concetti più agghiaccianti li esprime quando, più volte, le interlocutrici gli fanno presente che Francesco Pio Maimone non era coinvolto nella lite, era anzi un bravo ragazzo e la circostanza crea difficoltà nel quartiere per come, adesso, gli abitanti guardano la famiglia Valda. Luigi risponde dunque: “Non è un problema. Mio padre non l’hanno ucciso sotto casa sua? E io come devo guardare le persone? Sono cose che capitano a Napoli. A Napoli sono morti i bambini che non c’entrano niente in mezzo alla strada. È normale… così funziona, è capitato a tanti”.
L’assurdità della mentalità di Luigi Valda emerge proprio dall’accostamento tra la morte di Francesco Pio Maimone e suo padre, Ciro Valda. Costui era un camorrista che fu ammazzato in un regolamento di conti tra clan camorristici: i sicari furono i suoi ex alleati, contro i quali egli si girò in un cambio di alleanza. Diciamo quindi che sì, può capitare ed è normale ma soltanto se sei un mafioso che è abituato a calpestare la vita degli altri: in questo caso, certamente, può capitare che qualcun altro prima o poi calpesti la tua. Se sei un bravo ragazzo, che lavora e addirittura cerca un secondo lavoro per realizzare il sogno di aprire una pizzeria tutta tua, non è normale essere ucciso. Può capitare, perché purtroppo è capitato, ma non va accettato né paragonato ad altre dinamiche.