Alessandro Impagnatiello avrebbe chiesto di vedere dal carcere il proprio figlio di otto anni, avuto da una precedente relazione. L’assassino, che ha confessato l’omicidio di Giulia Tramontano, è detenuto all’interno del carcere di San Vittore a Milano.
Una richiesta che ha suscitato polemiche e che, secondo il noto psichiatra Paolo Crepet, potrebbe essere una vera e propria strategia di Impagnatiello, probabilmente consigliato dai legali. Oltre ad un grave errore nei confronti del bambino stesso.
In una intervista, concessa al quotidiano La Stampa, Paolo Crepet ha detto: “Quel bambino che ha già l’età per capire un ragionamento, va innanzitutto tutelato. E lo si può tutelare soltanto raccontandogli tutta, dico tutta, la verità. Ovvero che suo padre ha ucciso la sua compagna e il suo fratellino, perché di questo si tratta”.
Lo psichiatra continua: “Con tutta probabilità perché si tratta di una strategia, magari concordata con i suoi legali. Inoltre, dato che questo soggetto ha trascorso la vita a manipolare qualsiasi cosa, potrebbe pensare che chiedere di incontrare il figlio sia una mossa che gli restituisce un’immagine seppur residua di umanità”.
Secondo Paolo Crepet vi sono altri elementi che suggeriscono tale sua conclusione: “Lo provano i comportamenti, la freddezza, l’assenza di pentimento, il fatto di essere corso subito dall’altra donna. Di base c’è un solo sentimento che ha armato la sua mano: l’indifferenza, l’insensibilità”.
D’altra parte la confessione resa da Alessandro Impagnatiello lascia quanto meno perplessi, abbastanza da pensare che, effettivamente, non vederlo possa fare del bene in primis a suo figlio: “Nel momento in cui ho deciso di uccidere la mia compagna non c’era né ira né rabbia né desiderio di vendetta. L’ho deciso senza motivazioni. Ci sto pensando costantemente. La situazione per me era stressante. Questa è l’unica cosa che posso dire ma non c’era un reale motivo“.