Un corteo che ha attraversato Napoli per salvare la Terra dei Fuochi e dire stop al biocidio. Un vero e proprio “fiume in piena” ha invaso le strade del capoluogo partenopeo. I dettagli su Ilmattino.it.
Il “fiume in piena” è giunto in piazza del Plebiscito. E la conta dei presenti, per l’organizzazione, si ferma a 100mila partecipanti, per la polizia 30mila: in genere la valutazione più probabile è quella che sta in mezzo.
La manifestazione contro la Terra dei Fuochi è nel vivo. Momenti di tensione quando il gonfalone del Comune di Napoli è stato portato alla testa de corteo ed è stato allontanato dagli organizzatori che hanno imposto agli addetti del Comune di Napoli di stare assieme a quelli di tutti gli altri comuni.
I partecipanti si sono mossi dietro lo striscione gigante con lo slogan non solo di una giornata ma di un intero movimento che, oggi e per il futuro, vuole essere considerato inarrestabile. Come un fiume ingrossato dalle acque e che rompe gli argini.
Don Maurizio Patriciello è stato alla testa del corteo che ha percorso corso Umberto, piazza Bovio, via Guglielmo Sanfelice, via Medina, piazza Municipio, verso la meta di piazza del Plebiscito.
Ci sono carri allegorici, musicisti, maschere lugubri. Eppure, tra tanto dolore represso negli anni, la nota di fondo è quella, gioiosa, della coesione, della consapevolezza.
Tornano le foto dei morticini, i bambini morti troppo presto e, secondo medici e ricercatori, in un numero eccessivo rispetto alla media fisiologica. Li portano le loro mamme che quelle foto hanno già inviato a papa Francesco, al presidente Napolitano. Si attende il sindaco. Luigi De Magistris. Ha detto che ci sarebbe stato, l’ha ribadito. Ha rifiutato i consigli di chi diceva fosse più opportuno mantenere un distacco cosiddetto istituzionale. La gente lo aspetta. Ed il suo staff fa sapere che è in arrivo.
«Siamo 100mila». Gli organizzatori danno il bilancio delle presenze. La situazione scorre tranquilla, anche se animata dal lancio di qualche fumogeno rosso. Ci sono proprio tutti, perfino i neoborbonici hanno portato le loro bandiere. E la statua di Vittorio Emanuele, lungo il percorso, viene drappeggiata con uno striscione che dice: “Camorrista imprenditore”.
L’inno dei briganti. Per tutti, savoiardi e neoborbonici, risponde, dalla folla, il canto dei briganti che resistevano un po’ contro tutti: “‘A terra è nostra e non s’adda tucca’”.
Chi c’è. L’oncologo Antonio Marfella del Pascale, una vita di battaglie per portare all’attenzione nazionale la questione rifiuti, sfila vicino a don Patriciello. Con loro il cantante Nino D’Angelo, il segretario della Fiom Cgil Maurizio Landini. Per il Comune il vicesindaco Tommaso Sodano.
De Magistris. Arriva anche il sindaco. Niente fascia, niente ufficialità. Da privato cittadino si aggrega al corteo per tornare poi al lavorare.