Arcangelo Correra ucciso per errore dal cugino: la ricostruzione di quegli attimi

Napoli, via dei Tribunali. Sono le cinque di mattina di sabato 9 novembre 2024, è l’alba. Chi ha terminato il giorno prima la propria settimana lavorativa, dorme. Qualcuno invece si prepara per andare a guadagnarsi da vivere, altri già lo stanno facendo.

Le notti dei weekend partenopei sono un incrocio di storie, background sociali e modi di stare al mondo. Le ultime, quelle più recenti, stanno diventando teatro di morte costante.

Morte Arcangelo Correra: la ricostruzione della dinamica dopo la confessione del cugino Renato Caiafa

Arcangelo Correra si trova lì, ad angolo con piazzetta Sedil Capuano, insieme ad altri amici. Si beve, si fuma. Si aspetta l’alba smaltendo le ultime tossine di una lunga serata. Secondo la ricostruzione fatta dalla Squadra Mobile, in quegli attimi, assieme a lui ci sono altre quattro persone. Il cugino, un altro parente 17enne ed altri due giovani della zona, un po’ più distaccati dal gruppetto.

I tre si passano la pistola, che finisce tra le mani di Renato Caiafa. Il ragazzo fa la ‘scarrellata’ diventata tristemente nota, la punta verso Arcangelo per ‘gioco’. Poi l’esplosione accidentale: Renato sale su uno scooter con Arcangelo ed il 17enne e inizia una corsa forsennata verso l’ospedale Pellegrini. Arrivato al Pronto Soccorso, lo stende su una barella e scappa in preda al panico e alla paura.

Renato metabolizza, cerca barlumi di lucidità, probabilmente si confronta con i parenti. Assieme a loro si presenta spontaneamente in Questura per costituirsi. Piange come un bambino, non può credere a quanto accaduto. Confessa tutto: “Avevo io l’arma, stavamo ‘giocando’. Non ho neanche premuto il grilletto, non mi spiego come possa essere partito il colpo”

L’altro ragazzo presente, un 17enne, durante l’interrogatorio accusa anche un leggero malore. La provenienza della pistola, quella no, non viene fuori.