Speranza e misericordia, il messaggio del Papa


Il Papa è venuto a Napoli. Sabato è stata una giornata di festa, di commozione, di preghiera. Sabato è stata anche e soprattutto una giornata di ascolto. Perché se la massima autorità del mondo cristiano ha voluto visitare la città partenopea non è stato certo per passeggiare sul lungomare Caracciolo, per mangiare una pizza o per vedersi sciogliere il sangue di San Gennaro davanti ai propri occhi, 167 anni dopo Pio IX. Sua eminenza ha voluto incontrare i napoletani per parlare con loro. Lo ha fatto addirittura nella loro lingua.

Piazza del Plebiscito era tutta orecchi. E Papa Francesco non ha fatto attendere nessuno. Due ore di messa, dalle 11 alle 13, per battere il chiodo sulla misericordia e la speranza. Perché “la parola di Cristo raggiunge tutti, anche chi vive la periferia dell’esistenza. Per questo siamo chiamati ad uscire dai nostri recinti per portare a tutti la buona novella” ha esordito Sua Santità, che era appena stato a Scampia. “Anche Gesù partì dalla periferia – afferma Antonio Piccolo nel libro La famiglia zoccolo duro della società (pubblicato nel 2000 in occasione del Giubileo della famiglia). Da Nazareth andò a Cafarnao e poi a Gerusalemme e da lì insegnò il mondo nuovo nell’unità educando e risvegliando la coscienza di tutti ed annunciando non un Dio che guarisce, ma un Dio che insegna all’uomo a guarire se stesso per porsi come anima della società. Ma le periferie non sono solo un concetto topografico, bensì culturale e sociale”.

Lo sa bene il Papa, che durante l’omelia si è rivolto ai sacerdoti: “Voi dovete portare gioia, perdono e pace. Nell’ascolto siate misericordiosi come Gesù. Si trovi nelle parrocchie l’accoglienza di cui ognuno necessita. Napoli sì piena di speranza”. “Il Papa sicuramente riesce a darne tanta. Questo suo essere così vicino alla gente, così naturale, così uguale a tutti  lo rende molto convincente” – asserisce  il responsabile dell’Ufficio Famiglia e Vita della diocesi di Napoli, Angelo Russo. Il quale continua così: “Il Papa ci ha fatto ripetere per ben due volte Gesù è il Signore. La speranza, quindi, è proprio quella di credere in questo e nel seguire i suoi insegnamenti anche a costo di perdere qualcosa di noi stessi. Certo non ne siamo completamente capaci e questo Dio lo sa”. E verrebbe da aggiungere, anche il Papa, che affida appunto i fedeli alla guida delle parrocchie.  La via della speranza, infatti, passa per una chiesa che si pone all’attenzione dei fedeli come vera fontana del villaggio.

Un villaggio, quello, napoletano abitato da molti giovani che sembrano averne sempre meno e che sempre più abbandonano questa terra. E’ proprio a loro, però, che il Papa rivolge l’appello più accorato: “Non lasciatevi rubare la speranza. Non cedete alle lusinghe dei facili guadagni. Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio. Ricomincia la primavera, tempo di speranza, di riscatto. Questa è la mia preghiera per Napoli, una città piena di possibilità. Sperare è scommettere sulla misericordia di Dio”.

Parole che invitano ad una riflessione profonda, affinché l’insegnamento del Pontefice non resti vano. “E noi che abbiamo avuto la grazia di ricevere queste parole di vita siamo chiamati ad andare, ad uscire dai nostri recinti, e con ardore di cuore portare a tutti la misericordia, la tenerezza, l’amicizia di Dio. Questo è un lavoro che tocca a tutti” – afferma con forza Benedetta Ferone, responsabile della Comunità di Sant’Egidio di Napoli. Solo con l’unità di intenti che troppe volte è mancata alla politica e alla cittadinanza napoletana si può, infatti, guardare il futuro con occhi diversi. “Occhi nei quali – dice Stefania Di Donato, volontaria della Missione di Belem – il vero cristiano ha la luce della gioia. Tale luce si espande, contagia gli altri e porta speranza nei cuori. La speranza che anche noi, nati e cresciuti in un mondo troppo spesso invaso dalle barbarie possiamo essere immensamente felici, assaggiando il Paradiso in terra. Ciò, però, può avvenire solo quando riusciamo a creare quelle condizioni particolari di unità che lo Spirito Santo ci chiede e di cui la Grazia Divina ci investe”.

Napoli, tuttavia, deve mostrare davvero di volersi rimboccare le maniche e di lavorare fianco a fianco per migliorare la propria infelice condizione, perché – chiosa Aniello D’Orsi, della comunità separati e divorziati risposati In cammino con Gesù, con sede in Pompei – “Dio avrà misericordia di noi e dei nostri errori passati se vede la conversione del nostro cuore per un futuro d’amore e di giustizia. Ce lo ha ricordato il Papa stesso, ogni progetto che verrà fatto deve essere per il bene comune”. La sua benedizione l’abbiamo avuta, non ci resta che mettere in pratica tutte queste belle parole e ca ‘a Maronna c’accumpagna!

 


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