Continuano le inchieste di Report che mettono in luce gli sprechi di denaro pubblico che avvengono nelle regioni dell’Italia settentrionale. Si tratta di un filone molto interessante, poiché capita nel momento in cui si parla di autonomia differenziata e della cosiddetta “secessione dei ricchi”. In tal modo, la trasmissione contribuisce a smontare la principale argomentazione di una presunta maggiore efficienza degli amministratori del Nord.
Ieri sera l’inchiesta “I tedofori”, condotta da Claudia Di Pasquale con la collaborazione di Giulia Sabella e Lorenzo Vendemiale, ha evidenziato quanto avvenuto in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino 2006. La manifestazione doveva costare allo stato italiano 800 milioni di euro, ma ad oggi i denari sborsati a spese della collettività ammontano a 1 miliardo e 600 milioni di euro, il doppio. Un preventivo sbagliato le cui conseguenze gravano su tutti i contribuenti, di tutto il Paese: sì, perché Torino 2006 è stata pagata con i soldi di tutti gli italiani, non soltanto con quelli dei torinesi e dei piemontesi. Gli impianti realizzati non sono funzionanti o sono stati abbandonati.
Al modello organizzativo di Torino 2006 sono ispirate le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, che promette di essere una manifestazione low cost. Lo scorso 24 giugno la coppia vincente Milano-Cortina ha sbaragliato la concorrenza della Svezia grazie al suo dossier di candidatura. Si prevedono 400 milioni di euro di investimenti per realizzare gli impianti e i villaggi olimpici, 1 miliardo e 400 milioni di euro per l’organizzazione dell’evento sportivo, e un indotto superiore ai 2 miliardi. Ma possiamo fidarci di queste previsioni? L’ente che gestirà l’evento è privato, con un fondo privato. Se i conti alla fine non dovessero tornare chi paga?
Le premesse non sono delle migliori. Il villaggio olimpico verrà costruito sui terreni dell’ex scalo ferroviario di Porta romana, uno dei sette resi edificabili grazie a un accordo di programma del 2017, a cui hanno partecipato per il pubblico il Comune di Milano, la Regione, Ferrovie dello Stato, e per il privato il fondo immobiliare Olimpia, che era legittimato a sedere a quel tavolo perché aveva comprato anni prima un immobile di pregio su uno di quei terreni. Ma chi c’è dietro il fondo Olimpia? E dietro il fondo Mistral, che ha acquistato l’immobile dal fondo Olimpia? Il sindaco di Milano, Giuseppe sala, e Carlo De Vito, presidente FS Sistemi Urbani, una volta interpellati non hanno saputo rispondere.
Il 92% degli impianti da usare per Milano-Cortina 2026 sono già esistenti, e per il sindaco di Cortina serviranno solo 46 milioni per alcuni di interventi. Il presidente dell’associazione giochi invernali, però, ha affermato che quella cifra non basterà. Scartata l’ipotesi di usare impianti austriaci. Le opere andranno consegnate entro il 2019, ma i lavori sono indietro.
Il rischio è quello, ancora una volta, che la vittoria di pochi sia spacciata per una vittoria di molti, come avvenuto per Torino 2006, Expo Milano 2015 (ricorderete tutti le inchieste per corruzione), Mose e quant’altro. Quei pochi che intascheranno milioni e milioni di denaro pubblico per creare un indotto sul territorio che non si verificherà mai, quei pochi che faranno lievitare a dismisura i costi a danno degli italiani.
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