Una panchina rossa che rimanda a quelle scarpe, dello stesso colore, che oramai sono diventate il simbolo per dire NO ALLA VIOLENZA SULLE DONNE!
Questa panchina rossa, in Piazzetta Augusteo, è stata dedicata a Tiziana Cantone, giovane donna suicidatasi nel 2016, vittima di un sistema malato.
La cerimonia si è tenuta davanti alla funicolare centrale, in piazzetta Duca d’Aosta, accanto al Teatro Augusteo. Presenti Maria Teresa Giglio, la mamma di Tiziana, il sindaco Luigi de Magistris, la presidente della commissione regionale Pari opportunità Natalia Sanna e il presidente della prima municipalità Francesco de Giovanni.
La madre di Tiziana, visibilmente commossa, ha invitato a combattere contro una cultura sessista che schiaccia le donne e che, purtroppo, le ha portato via sua figlia.
Tiziana Cantone aveva 33 anni e viveva a Casalnuovo. Dopo un video che la ritraeva in atteggiamenti intimi, diffuso a sua insaputa sul web, è iniziato il suo inferno.
Parodie sui social, sguardi ammiccanti o disgustati per le strade del suo piccolo paese, la legge che non la tutela, anzi, le serve il conto da pagare. Tiziana non ce la fa e si toglie la vita, impiccandosi con un foulard azzurro.
La cosa davvero triste è che, anche dopo la morte, molti hanno continuato a pensare di dover dire la loro e quel “se l’è cercata” continua a rimbombare forte.
“Purtroppo oggi giorno il web è spesso utilizzato nella forma più sbagliata dai ragazzi e non solo – ha affermato il presidente della I Municipalità, Francesco De Giovanni – mi auguro che anche grazie a questa iniziativa i giovani possano capire il modo giusto di utilizzare internet e i social e riflettere rispetto alle conseguenze che possono derivare un cattivo uso”.
“La violenza sulle donne – ha detto il sindaco de Magistris – È uno spaccato inquietante del nostro Paese e basta andare sui social per vedere il livello di rancore, di aggressività che c’è oggi. Credo che tutti dobbiamo fare una riflessione e bisogna lavorare soprattutto sui giovani che devono crescere nel rispetto della persona, dell’opinione altrui ma anche nel rispetto del corpo e dei sentimenti degli altri altrimenti non c’è sviluppo della persona umana”.
Ad uccidere materialmente Tiziana Cantone è stato quel foulard azzurro, ma a quella scelta l’abbiamo portata tutti noi. È stata colpa delle istituzioni, di chi non è stato educato al rispetto verso il prossimo, di chi non ha mostrato empatia, ma sopra ogni cosa: è stata colpa di una società piena di tabù, con l’impellente necessità di dover giudicare, come se avesse in tasca la verità assoluta.
Tiziana era una donna e questo alimenta tutta la battaglia femminista che da qualche anno sta prendendo piede. Ma sarebbe bello, un giorno, parlare di “persona” e non più di donna, uomo, ebreo, cristiano, africano, asiatico ecc ecc.
La violenza è sempre sbagliata, sia se si tratta di fisica che di psicologica.
Bisognerebbe ripartire da zero, dall’educazione alla gentilezza, al rispetto, alla libertà individuale che non deve mai intaccare quella del prossimo.