Gli eredi di Maradona denunciano: “Papà era stato ridotto in uno stato di servitù, gli davano farmaci e droga”
Mar 11, 2022 - Chiara Di Tommaso
Non si placano le polemiche sulla morte di Diego Armando Maradona. Gli eredi, in particolare i figli del pibe de oro, hanno più volte denunciato come il decesso dell’argentino potesse essere evitato e sono tre le persone indagate per omicidio colposo. Diego dopo l’operazione viveva da solo nella sua casa e non poteva avere contatti con amici o parenti.
LA DENUNCIA DEGLI EREDI DI MARADONA
È durissimo il comunicato diffuso dalla famiglia in cui si accusa apertamente chi curava Diego di negligenza e di voler approfittarsi della sua condizione per impossessarsi del suo patrimonio economico.
“Vogliamo mettere a conoscenza dell’opinione pubblica in generale e in particolare di tutti coloro che hanno amato nostro Padre, Diego Armando Maradona, che ieri la Procura n° 15 della Città di La Plata ha fatto un passo in più (come già hanno fatto la Fi scalia Generale di San Isidro e il tribunale civile n° 20 della Città di La Plata), alla ricerca della VERITÀ OBIETTIVA. Questa risoluzione è stata la conseguenza naturale, né più né meno, delle prove che abbiamo potuto raccogliere per conoscere ogni giorno di più la realtà dei fatti.
La nostra intenzione e quella dei nostri avvocati è stata scoprire cosa è successo nella vita di nostro Padre nell’ultimo periodo della sua vita, LA VERITÀ DELLA SUA FINE. Inoltre, SAPERE LA VERITÀ delle azioni del suo ambiente, chi lo ha circondato e isolato gli ultimi anni della sua vita (probabilmente abbandonandolo al suo destino), svuotando il suo patrimonio e diventando milionari da un giorno all’altro. Così vogliamo anche che si chiarisca, chi è ognuno in questa storia e che finalmente il mondo intero sappia con certezza, chi siamo i titolari da proteggere e proteggere l’eredità di nostro Padre, affinché non abbia alcun dubbio su chi ha parlato e in chi Fidarsi“.
Parole pesanti che richiamano anche il lavoro svolto dalla Procura argentina:
“Vogliamo esprimere il nostro profondo ringraziamento a tutti i membri della Procura n° 15 di La Plata, nonché alla Procura General de San Isidro e al Juzgado Civil n° 20 de La Plata, per aver lavorato in modo instancabile e professionale per fare luce davanti a tanta oscurità. Dalla risoluzione che decide la citazione a inchiesta si può leggere chiaramente, parte dei fondamenti che esporremo qui di seguito, che riassumono in modo chiaro la situazione che ha dovuto attraversare nostro Padre:
“… Da – almeno – alla fine del mese di luglio 2020 e fino all’inizio del mese di novembre dello stesso anno, nel Barrio Cerrado Campos de Roca situato nella partita di Colonnello Brandsen, gli imputati, Victor Stinfale, Matias Edgardo Morla, Maximi liano Pomargo, Vanesa Morla, Maximiliano Trimarchi e Carlos Orlando Ibañez, hanno ridotto Diego Armando Maradona allo stato di servitù, limitandogli i contatti con familiari, amici e parenti, sia in forma personale che telefonica, fornendogli alcool, farmaci e marijuana e manipolandolo psicologicamente con diversi aggeggi, con lo scopo di tenerlo sotto il suo potere, per beneficiare economicamente dei guadagni generati intorno alla sua figura. È accreditato che potevano accedere a visitarlo solo chi era precedentemente autorizzato da uno degli imputati, e se per questo era autorizzato la visita o il contatto telefonico di un amico o familiare, l’ordine era che non potevano rimanere soli, doveva essere sempre presente uno dei imputati o persona di fiducia di loro, come lo erano i responsabili della sicurezza, per vedere e sentire tutto ciò che accadeva lì e fino, quando diventasse inconveniente per i loro interessi, intervenire per sciogliere il contatto. Allo stesso scopo, quello di impedirvi di contattare amici e familiari, … ”
BATTAGLIA LEGALE
Anche contro la famiglia è stata aperta un’indagine:
“È importante anche chiarire che non possiamo ignorare che in alcuni tribunali o procuratori esistono persone suscettibili di interessi politici ed economici. Per concludere, vogliamo mettere in risalto la decisione del giudice federale Ariel Lijo, incaricato del tribunale penale e correzionale federale n. 4 della Commodoro Py, che, con una scusa processuale, a nostro giudizio infondata, intende prendere il carico di tutti e le indagini in corso, cosa che non ha alcun assoggettamento di fatto né giuridico, fatto che CI PREOCCUPA e ci attira potentemente l’attenzione. Chiediamo a tutti coloro che hanno voluto bene a nostro Padre, di stare attenti a tutte le future decisioni di questo Giudice, poiché, controllando tra tutti, avremo una maggiore garanzia che finalmente si faccia GIUSTIZIA. Grazie a tutti per il vostro continuo sostegno“.