Fratelli Meridionali Disuniti: la peggior malattia del Mezzogiorno
Set 08, 2014 - Francesco Pipitone
Circa il modo sbagliato in cui avvenuta l’Unità d’Italia, un Risorgimento che è stato tale soltanto per una parte della penisola italiana, mentre per un’altra, quella meridionale, è stata un saccheggio con massacri annessi, ne abbiamo parlato più volte così come tante altre persone, di tanti movimenti, di tanti blog, tanti giornali, tante associazioni. Questo gruppo di persone, accomunate fondamentalmente da una sola idea, quella del riscatto e l’emancipazione del Mezzogiorno, è tutt’altro che numericamente esiguo, un numero che tuttavia è pressoché vano a causa di divisioni ideologiche e pratiche, le quali non fanno altro che sollevare lo Stato Italiano dall’impegno di agire secondo la celebre locuzione in lingua latina, divide et impera.
Non di rado è possibile assistere a discussioni molto accese, dove quasi mai manca l’insulto, i cui protagonisti somigliano a due sposi che litigano prima di concepire un bambino, arrivando al divorzio in modo che da essi non possa nascere una creatura: così facciamo noi, ci disuniamo e litighiamo, e la Terra passa in secondo piano. Una Terra che si vuole organizzare prima di emanciparla, un bambino che non esiste, del quale si vorrebbe decidere il futuro senza sentire le ragioni dell’altro genitore e, soprattutto, del bambino stesso. Molti sono gli aspiranti emancipatori, molto hanno fatto e continuano a fare, assai di più e meglio farebbero se non si facessero la lotta, poiché è bene ricordare che la percentuale di abitanti del Mezzogiorno a conoscenza della vera storia del Risorgimento, rinnegato dallo stesso Garibaldi per come è avvenuto, è pur sempre esigua in confronto a chi crede che sono bastati mille eroi a consegnare le Due Sicilie a Vittorio Emanuele II.
Non ho fatto certamente la scoperta dell’anno, visto che la situazione è ben nota e tentativi di aggregazione intorno a un progetto ampio sono stati fatti e sono ancora in corso, però di risultati, almeno al momento, se ne vedono pochi, benché si debba essere ottimisti per l’avvenire. Altri progetti, poi, sono terminati in ulteriori divisioni, però sono queste dinamiche in cui non ho né gli elementi né l’interesse per parlarne. Con questo non voglio affermare che sia più opportuno creare un solo grande partito o movimento del Sud, dove ognuno perda la propria identità, bensì pongo l’accento sulla necessità di condividere un progetto, affinché l’idea comune sia messa in pratica, e lasciare protagonismi e isterismi ad altri.
Oltre a divisioni ideologiche e pratiche, però, si deve far riferimento a delle vere e proprie gare su chi sia in possesso della verità più vera, a manie di protagonismo che portano ad agire e a scrivere per se stessi, per gli amici e per chi la pensa diversamente, invece che per fare una vera opera di diffusione delle idee e delle istanze a favore del riscatto del Mezzogiorno, un atteggiamento sterile il quale non fa altro che acuire ulteriormente le distanze tra “fratelli”, oltre a perdere di vista “la causa”. Con un fratello non si può andare sempre d’accordo, ma il sangue è lo stesso e le lotte sono inutili, specialmente quando non c’è una Terra da contendersi.