Ecco come lo Stato e suoi amichetti stanno sterminando l’intero Sud
Set 26, 2014 - Francesco Pipitone
Secondo le norme di Diritto Internazionale uno Stato esiste nel momento in cui esso abbia un controllo stabile su un determinato territorio, in modo che esso eserciti in modo effettivo la sovranità su di esso e su coloro che lo abitano. Stando così le cose, in alcune zone d’Italia lo Stato Italiano non esiste, perché in questi casi si rifiuta di esercitare la propria sovranità sia per strafottenza, sia per precisa presa di posizione: in entrambi i casi è colpevole, poiché non assolve al compito per il quale è nato e ossia difendere i cittadini, dinamica spiegata in modo eccellente da Hobbes attraverso la teoria del contratto sociale.
Abruzzo: questa è la regione, insieme al Molise, dove la strage è più silenziosa, e nulla sarebbe venuto a galla se non fosse stato per un giornalista free lance, Gianni Lannes, che si è messo ad indagare sull’abnorme numero di casi cancro riscontrati nella provincia di Chieti. La causa è da riscontrare nel sotterramento di rifiuti speciali, nella maggior parte dei casi metalli pesanti e idrocarburi, anche a dieci metri di profondità, praticamente a contatto con le falde acquifere, così che risultino inquinati pozzi, fiumi, torrenti, l’acqua che arriva nelle case, suolo, e di conseguenza prodotti della terra e carni destinate all’alimentazione umana, visto che gli animali da macello si nutrono di prodotti contaminati. “Spiccano gli scarti della Bayer (Germania) e delle Industrie Chimiche di Saragozza (Spagna). Anche gli industriali italiani – i casi più eclatanti: Eural Gnutti (BS), Servizi Costieri (VE), Faro (PD), Ghiraf (BS), Fonderie Riva (MI), Kerasan (VT) e tanti altri – non hanno lesinato contributi micidiali. Il passa parola tra medici di base e pediatri della zona conferma un aumento esponenziale del cancro, di malformazioni fetali ed aborti dolorosi. Risultano maggiormente colpiti i cittadini residenti a Tollo, Miglianico, Francavilla a Mare e Ripa Teatina; in particolare quelli vicino ai corsi d’acqua”. Sono ben 395mila i residenti da tenere sotto controllo; ogni giorno si scoprono nuovi casi di neoplasie maligne, pubertà anticipate, allergie, aborti spontanei, nascite premature di neonati affetti da gravi forme di tumore, e il tutto con incidenze senza precedenti in Abruzzo.
Basilicata: Matera è la città dei sassi, sopravvissuta a diecimila anni di storia, ma anche la città a capo dell’omonima provincia, dove si trova Rotondella con la sua piscina di barre di plutonio inglesi e americane all’aria aperta. In quel sito negli anni si sono verificati ben dodici incidenti nucleari, come rivela basilicata24.it, tanto che sono stati riscontrati valori di radioattività simili a quelli di Fukushima in Giappone. Nulla è stato reso noto in Italia di ciò che è avvenuto nel sito gestito dall’Itrec-Trisaia, che fa parte di ENEA, un ente pubblico e dunque gestito dallo Stato Italiano, perché dei dodici incidenti si è appreso in seguito a un convegno a Vienna, in cui grazie agli austriaci sappiamo che nel Giugno del 2011 c’è stato l’ultimo incidente nucleare, con lo sversamento in mare di 375 Bq/kg di Cesio 137, un evento cui doveva obbligatoriamente seguire la dichiarazione dello stato d’allarme: a Chernobyl i valori erano di 80 Bq, quasi trecento punti in meno rispetto alla Basilicata.
Veniamo adesso al capitolo petrolio. In Basilicata, la regione più povera d’Italia e con uno dei maggiori tassi di disoccupazione, viene estratto l’80% del petrolio che si trova nel sottosuolo italiano: 70mila barili di greggio al giorno, Eni e Shell di divino 1,5 miliardi di Euro derivanti dalle estrazioni, ai Lucani va il 7% di royalties (la più bassa d’Europa, n Nigeria, Canada, Russia e Libia sono del 50%, 70%, 80% e 85%), mentre le malattie respiratorie e infettive sono il doppio rispetto alla media nazionale; il tutto nella Val d’Agri, Parco Nazionale. Anche qui, incidenza di tumori e leucemie molto più elevati rispetto alla media nazionale.
Calabria: la regione dalle oltre 500 discariche abusive, come si leggere su terrelibere.org, che molto probabilmente presto si troverà ad affrontare una situazione molto peggiore di quella campana, sia dal punto di vista dello smaltimento dei rifiuti, sia da quello in termini di vite umane. Rifiuti in certi casi anche radioattivi, come a Serra d’Aiello in provincia di Cosenza, dove la Procura di Paola ha rilevato una “radioattività strumentale è molto più alta del normale, da tre a sei volte”; insieme ad un “incremento notevole, rispetto al circondario, di leucemie e tumori”. Rifiuti radioattivi anche in provincia di Reggio Calabria, mentre a Vibo Valentia “si è optato” per lo scarto di derivati del petrolio, quali le polveri pet-coke, provenienti da USA, Venezuela, Africa e che i cittadini trovavo sulle auto e sui balconi: chissà che avrebbero trovato nei propri polmoni. Batterie esauste al piombo provenienti da Israele invece a Gioia Tauro, edifici costruiti a Crotone mescolando calcestruzzo e rifiuti tossici, così tanti ethernit e rifiuti nel fiume Russo, presso Mileto (la città di Talete, uno dei sette sapienti, scopritore della geometria) da deviarne il corso. Non solo rifiuti a terra in Calabria, ma anche in mare, e in questo caso è illuminante l’articolo “Calabria radioattiva. Il traffico di morte è vecchio di anni”, di Enrico Deaglio: “In terra la Calabria ospita, a pagamento, tonnellate di rifiuti tossici che il Nordopulento produce. In mare sono state fatte affondare navi che, forse, portavano plutonio e uranio. In terra, governano il trasporto delle schifezze mafiosi locali e affaristi di ogni genere. In mare, invece, è un affare di Stato. O meglio, di Stati. Sia in terra che in mare i guadagni sono altissimi, tali da rendere il traffico di droga una quisquilia”. Via terra i rifiuti arrivano trasportati da normali Tir, diretti verso grotte, anfratti, cave distribuite su tutto il territorio calabrese, prevalentemente provenienti dal Centro e dal Nord dell’Italia; l’Aspromonte invece è la meta preferita degli stranieri, dato che lì avviene lo smaltimento di fusti contenenti rifiuti radioattivi, lasciati anche vicino a casolari, sui prati, dove pascolano le capre. Per quanto riguarda i rifiuti gettati nel Mar Jonio, ricordo che gli effetti non si ripercuotono solo sulla Calabria, ma anche sulle coste della Basilicata e della Puglia.
Campania: questa è la regione della quale si parla di più, è nota in tutto il mondo la “Terra dei Fuochi”, così come è noto che i rifiuti tossici, speciali e radioattivi provengono quasi tutti dal Nord e dall’Europa (l’elenco, non esaustivo, dei nomi e della provenienza delle aziende lo potete trovare qui). È vero, la camorra (o la ‘ndrangheta in Calabria) è quella che ha materialmente individuato i siti e sversato i rifiuti, ma, come abbiamo detto sopra, visto che siamo in Italia lo Stato Italiano dovrebbe essere in grado di controllare il proprio territorio: in questo caso non lo ha fatto, vuoi per incapacità, per negligenza, collusione o altro, nei fatti ha consentito e continua a consentire lo sterminio di milioni di persone. Come se non bastasse, l’Irpinia sarà probabilmente trivellata per cercare il petrolio, come in Basilicata, nonostante sia una zona altamente sismica (qui l’epicentro del devastante terremoto del 23 Novembre 1980) e nonostante le sue acque servano i cittadini di tre regioni, Campania Basilicata e Puglia, che correrebbero il rischio concreto di venire inquinate dal petrolio.
Puglia: rifiuti tossici e nucleari anche qui, nel Salento e nel Gargano. Il boss Schiavone, com’è noto, ha detto: “So per esperienza che, fino al 1991, per la zona del Sud, fino alle Puglie, era tutta infettata da rifiuti tossici provenienti da tutta Europa e non solo dall’Italia […] nel Salento, ma sentivo anche parlare delle province di Bari e di Foggia”. Circa il Salento, la Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce aveva svolto delle indagini nei primo anni del 2000 a seguito delle parole del boss della Sacra Corona Unita, Silvano Galati, parole che hanno ricevuto riscontro grazie a delle foto dall’alto. Ad oggi, per Galati è intervenuta una sentenza di condanna, mentre la Procura di Lecce non ha ritenuto opportuno aprire un fascicolo in seguito alle dichiarazioni di Schiavone: i rifiuti invece, di cui non si conosce la natura, sono ancora sotterrati.
Molise: la regione dell’insalata quadrata, prodotta a Guglionesi, in provincia di Campabasso, ma anche dei carciofi e dei finocchi enormi. Migliaia di segnalazioni sono giunte in più venti anni, di tir sospetti che circolavano nelle province sia di Campobasso che di Isernia, che stanno destando paura tra la popolazione ancor di più adesso, dopo il clamore fatto sulla Terra dei Fuochi. Anche sul Molise si è posata la mano criminale della camorra, che potrebbe aver riempito ogni discarica, ogni cava, ogni buco con rifiuti del tutto simili a quelli interrati in Campania, e in questo senso non ci sarebbe differenza alcuna tra le due regioni. Come i campani, anche i molisani si sono ammalati di cancro, stanno morendo e stanno chiedendo risposte alla politica, la quale ovviamente resta in silenzio.
Sicilia: ancora rifiuti, per lo più nucleari, ma anche MUOS e raffinerie. In Trinacria sono state rilevate morti sospette nelle prossimità dei siti segnalati, di cui parlo per la prima volta il boss della mafia Leonardo Messina, nel lontano 1992. Il quotidiano online lettera43 riporta i siti su cui sta indagando la magistratura su input di Giuseppe Ragalbuto, presidente della commissione speciale per le miniere dismesse siciliane, stante l’immobilità della Regione Sicilia. Lo smaltimento di rifiuti tossici e nucleari in Sicilia sembra precedere di un certo numero di anni quello campano, dunque si può ipotizzare che la camorra abbia “preso spunto” dai malviventi siciliani. Gli abitanti che vivono nei dintorni di cave e miniere in varie province, Enna, Sicuracusa, Caltanissetta, Agrigento, presentano un’incidenza di tumori e leucemie più elevata rispetto alla media nazionale.
Passando alle raffinerie, il caso più eclatante è quello di Gela, la città dei neonati malformati. QuotidianodiGela.it ha riportato il rapporto di quattro ricercatori, che spiegano: “L’aggiornamento sulle anomalie congenite osservate nei nati nel 2003-2008 conferma l’eccesso di ipospadie. I risultati e la presenza nell’ambiente e in liquidi biologici di inquinanti pericolosi per lo sviluppo embrio-fetale supportano una plausibilità eziologica multifattoriale”. Potete leggere l’intero rapporto cliccando qui.
Circa il MUOS, sul sito dell’associazione “No Muos” di legge che esso consiste in “un moderno sistema di telecomunicazioni satellitare della marina militare statunitense, composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra, di cui una a Niscemi, dotate di tre grandi parabole del diametro di 18,4 metri e due antenne alte 149 metri. Sarà utilizzato per il coordinamento capillare di tutti i sistemi militari statunitensi dislocati nel globo”. Un impianto perciò che produce delle onde elettromagnetiche, le quali si irradierebbe su tutto il territorio siciliano eccetto i vertici estremi della regione. Secondo i più recenti studi scientifici, le onde elettromagnetiche interagiscono col sistema nervoso e sono in grado di provocare alterazioni dell’umore e mal di testa oltre a essere un potenziale fattore scatenante di tumori. Nonostante ciò, gli Stati Uniti fanno in Sicilia quello che gli pare,tanto che si ha il serio dubbio di parlare di una regione italiana, in quanto essa sembra più una colonia americana.
Ecco, dunque, come lo Stato Italiano permette direttamente ed indirettamente, attraverso mancati controlli, negligenza, silenzi, bonifiche mancate, uccide giorno per giorno l’intero Sud, come compie uno sterminio che va avanti da decenni. La politica collusa ed incapace, avida, ha sulla propria coscienza centinaia di migliaia, più probabilmente milioni, di morti, tra anziani, adulti e bambini. Se ne devono andare, li dobbiamo cacciare: o loro o noi.