“I briganti? Erano dei feroci delinquenti”: ecco ciò che si insegna a scuola


Ecco due fotocopie che mi ha mandato Vincenzo, un ragazzo che frequenta l’ultimo anno delle superiori. Come si può intuire, egli è alle prese con lo studio della favoletta del Risorgimento e della situazione che si dovette affrontare dopo di esso, tra cui il fenomeno del brigantaggio.

 

Secondo gli autori del testo che sta studiando (non è importante citarli, né citare titolo e casa editrice, poiché tutti i libri di scuola hanno tali contenuti), il brigantaggio altro non era che la reazione di alcuni contadini del Sud che non volevano pagare le tasse e sottrarsi al servizio di leva obbligatorio. Il fenomeno non era nuovo inoltre, poiché si trattava di una vecchia piaga: i briganti, fuorilegge, pieni di debiti, si ritiravano nei boschi per non essere arrestati e con le loro bande vivevano di feroci saccheggi, rapine, omicidi, riscuotendo per altro le simpatie dei contadini.

Adesso, a parte che sembra inverosimile che i contadini potessero avere in simpatia chi li uccideva e saccheggiava, è evidente l’erronea assimilazione di due fenomeni diversi. Dopo l’Unità d’Italia, quelli che erano intesi come “briganti” erano in gran parte ex ufficiali e soldati dell’esercito delle Due Sicilie che combattevano contro l’invasore piemontese, per far tornare sul trono il proprio Re, Francesco II. Sì, Francesco II, e non Ferdinando II come si può leggere in queste foto, il quale era morto circa due anni prima del fatidico 1861. Questo significa che chi scrive e rivede i libri di storia prima di mandarli alle stampe, sono male informati sia sul Risorgimento che sulla storia del Mezzogiorno, a tal punto da commettere errori gravissimo ed oggettivi, come “allungare” la vita di Ferdinando II e confondere i combattenti legittimisti con i delinquenti, solcando la tradizione italiana che ha sempre nascosto e taciuto gli orrori e le menzogne di quel periodo storico. Ecco a quali mani è affidata l’educazione dei nostri ragazzi.


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