La questione degli aiuti e degli interventi post Covid sembra essere sempre meno affrontata a livello politico e mediatico, più attento ormai alle dinamiche in vista delle elezioni regionali imminenti. Cosa strana, tuttavia, è che i candidati ne parlino davvero poco, giusto il tempo di qualche slogan o piccole frasi fatte sulla “necessità” di spendere i soldi del Recovery Fund e spenderli bene. In realtà sono proprio i politici a non aver compreso cosa hanno davanti: accanto a quelli improvvisati messi nelle liste per far numero (i famosi cugini o vicini di casa che si accorgono della vostra esistenza per chiedervi il voto), abbiamo anche esponenti – per così dire – di spicco, tipo Raffaele Fitto, candidato presidente della Regione Puglia che vorrebbe dare tutto al Nord.
Nessuno (o quasi) pone l’accento sulla clausola del 34%, o prende ad esempio gli 840 miliardi sottratti al Sud dal 2000 al 2017 impegnandosi a far sì che questo non capiti mai più. Le voci fuori dal coro sono sempre le solite: tra queste la Svimez, che nei giorni scorsi ha pubblicato le previsioni regionali sulla ripresa post Covid evidenziando come questa si prospetti realmente solo per il Nord, mentre al Sud la situazione potrebbe essere catastrofica (più di quello che non sia già).
Il presidente Adriano Giannola approfondisce il problema e dichiara: “Sottratti 60 miliardi l’anno, il Sud deve essere risarcito. Va creato un fondo per il riequilibrio delle risorse rispetto al Nord. Storicamente il Mezzogiorno cavalca meno le riprese. Ma questa volta va detto che non siamo davanti a una caduta congiunturale, ma a una crisi strutturale drammatica, causata dal blocco delle attività economiche. Il Sud ha sempre difficoltà ad agganciare le riprese che sono trainate soprattutto dalle esportazioni”.
Pesanti anche le conseguenze del lockdown al Sud, troppo duro secondo il Comitato Tecnico Scientifico che voleva un Mezzogiorno con meno restrizioni rispetto al Nord, dove invece era giusto chiudere tutto. Il governo, però, ha preso una decisione contraria che ha causato 100 miliardi di perdite in termini di Pil.
Giannola continua: “Il Sud potrebbe recriminare per l’eccessivo danno subito, diciamo così, per l’eccessiva prudenza mostrata dal governo che ha utilizzato questo criterio draconiano. Ci dovrebbe essere un risarcimento. In teoria i vari decreti del governo, fino a questo punto non hanno fatto altro che puntare a risarcimenti e sostegni, ma c’è un però. Risarcire il Sud è un po’ più complicato, perché con il lavoro nero e quello irregolare le persone da risarcire di fatto sono invisibili. È un dato di fatto, strutturale. Come fai a risarcire chi non compare?”.
Come si fa allora ad uscirne fuori?
“Ci vogliono politiche di sviluppo. Questa piccola ripartenza, la metà rispetto a quella che verrà registrata a Nord, dovrebbe essere un ulteriore elemento per dare retta all’Europa e decidere di aggregare le differenze con un atteggiamento produttivo, con investimenti materiali e immateriali dove il Paese ne ha più bisogno”.
Ecco allora che i fondi del Recovery Fund potrebbero essere d’aiuto, e lo sarebbero se solo venissero usati come impone l’Europa. Essendo fondi per eliminare le differenze territoriali, al Sud dovrebbero spettarne ben di più rispetto al 34%, ma il governo come al solito è orientato a foraggiare il più possibile il Nord:
Il governo promette che dei 209 miliardi del Recovery fund almeno il 34% andrà al Sud: “È un eludere il problema, è la legge che prevede che il 34% delle risorse vadano al Mezzogiorno. Non ci dovrebbe nemmeno essere una dichiarazione di intenti. Vanno aggiunte altre risorse. Il ministro delle autonomie regionali Francesco Boccia in un’audizione in Parlamento ha detto che negli ultimi dieci anni alle aree meno sviluppate del Paese sono state sottratte risorse per circa 60 miliardi l’anno. I conti pubblici territoriali, se osserviamo l’ultimo dato disponibile del 2018, ci dicono che per quell’anno sono i miliardi sono già saliti a 64″.
Come si fa a risarcire il Mezzogiorno di questa sottrazione? “Di certo non si può chiedere che il risarcimento venga somministrato tutto insieme. Ma vanno recuperati quei criteri per fare in modo che al Sud arrivino i 64 miliardi in più che gli spettano. I criteri sono quelli previsti dalla legge 42 sul federalismo fiscale e mai attuati, che vengano cioè creati due fondi perequativi a favore del Mezzogiorno: uno per le infrastrutture e uno per i diritti di cittadinanza. Altrimenti diventa ipocrita dire che al Sud non si godono gli stessi diritti del Nord”.