Mancano poco più di tre mesi, agli Stati membri, per la presentazione dei piani definitivi all’Unione Europea per ottenere i fondi del Recovery Plan. Per l’Italia si parla di una cifra che si aggira intorno ai 196, di cui almeno il 50% verrebbe utilizzato per lo sviluppo del Mezzogiorno. Numeri forniti da Giuseppe Conte durante l’intervento alla Camera dei Deputati prima di chiedere la fiducia, passaggio durante il quale fu interrotto da alcuni parlamentari disinteressati alle sorti del Sud.
Crisi di Governo che non si è risolta con la fiducia ottenuta in entrambi i rami del Parlamento. Restano diversi nodi da sciogliere, con una battaglia tra Conte e Renzi che in questo momento sta distogliendo energie preziose e tempo dalla ricerca di soluzioni per aiutare i cittadini italiani ad uscire dalla pandemia, preservando sia la salute che il lavoro. In questo caos, le prossime settimane potrebbero non bastare a presentare un piano idoneo a ricevere l’intera somma del finanziamento, l’ultima occasione per il Sud di assottigliare il divario con il Nord e non essere più una delle aree più povere ed arretrate d’Europa.
La Commissione, infatti, una volta ricevuto il piano dell’Italia ha davanti a sé diverse possibilità: approvarlo e concedere l’intera somma, approvarlo ma concedendo meno soldi, rigettarlo. L’Unione chiede che il denaro venga speso per risolvere in modo effettivo e reale determinati problemi, oppure, detto in parole diverse, che non venga essenzialmente sperperato. Ecco perché c’è bisogno di essere estremamente concentrati per il perseguimento dell’obiettivo: qualsiasi disattenzione o distrazione anche minime possono costare miliardi. Chi andrebbe a perderci è ovviamente il Mezzogiorno: in caso di rifiuto totale del progetto italiano, la perdita toccherebbe i 100 miliardi di euro.