Ieri è stato annunciato che tra le regioni in zona gialla dal 26 aprile ci sarà anche la Campania, con le conseguenti riaperture. Questa disposizione ha destato stupore e la popolazione si è divisa: una parte ha approfittato già della libertà della zona arancione e un parte si è mostrata poco convinta della decisione.
A proposito dell’ultima settimana -la prima in zona arancione dopo più di un mese in rosso- e di ciò che c’è da aspettarsi per i prossimi tempi in zona gialla, abbiamo parlato con il presidente di Confesercenti Interregionale Campania e Molise, Vincenzo Schiavo, che ci ha illustrato la situazione dal punto di vista delle imprese.
Ovviamente è stata una settimana più di speranza che di resa: gli imprenditori non hanno avuto grandi riscontri economici poiché in questo momento in Campania le persone sono più povere.
Le imprese sono chiuse da oltre 410 giorni, i loro lavoratori sono in cassa integrazione, percepita dal 50% al 70 % nei migliori casi, dunque anche lo stesso mondo imprenditoriale ha meno soldi per lo shopping.
Arrivati a questa fatidica zona gialla, dovremmo auspicarci di mantenerla e di arrivare quanto prima alla zona bianca, per riportare alla normalità il nostro territorio, la nostra economia, e di conseguenza le nostre imprese.
Il mio appello a tutti è di vivere questa libertà con moderazione: non vogliamo assolutamente che le persone si assembrino come se fosse il loro ultimo giorno di vita, come è già successo in precedenza, e dopo 15 giorni vederci costretti a richiudere tutto per i troppi infetti. La nostra richiesta ai consumatori è semplicemente di avere cura di questo approccio alla libertà.
Se dovessimo richiudere le 597mila imprese in Campania, che danno lavoro ad oltre 1 milione di persone, sarebbe un problema: siamo tutti più poveri e, particolarmente in questa regione, la povertà porta ad entrare nelle maglie della malavita.
Noi siamo pro a tutto quello che riguarda il vaccino nel modo più veloce possibile, a tutte le età.
L’aggravante delle isole è che lì ogni ammalato di Covid ci costa 20 volte di più di uno sulla terraferma in regione: bisogna trasportarli in barca o in elicottero per portarli verso gli ospedali sulla terraferma, è una strategia economica più che altruistica.
In ogni caso, Confesercenti crede che tutti gli operatori economici dovrebbero essere vaccinati. Dall’inizio della pandemia, ognuno di noi può entrare nei supermercati e incontrare chi ci lavora, un esempio: il ragazzo che serve al banco, che incontra tantissime persone in quel supermercato, potrebbe essere infetto, ma non rientra nelle fasce più particolari da vaccinare il prima possibile. In una condizione “sana”, quel lavoratore potrebbe essere vaccinato e non mettere a rischio tutte le persone che incontra.
In Campania ci sono 30mila tra pub e ristoranti, di questi solo 7000 hanno spazi esterni. I ristoranti che non dispongono di questi spazi all’aperto rimarranno chiusi.
Confesercenti si sta battendo perché questa regola possa cambiare: noi riteniamo che, se c’è un protocollo e viene rispettato al 100%, debbano riaprire tutti. Se qualcuno non lo rispetta, è la stessa Confesercenti che suggerisce pene più severe, perché quel commerciante che non segue le regole si sta facendo beffa di quelli che invece le rispettano e anche della salute delle persone che si rivolgono a lui.
Ma non si parla solo della ristorazione, sono troppe le categorie in questione: tutto il settore wedding -matrimoni, comunioni, eventi- è fermo da 410 giorni; anche il mondo del turismo -agenzie di viaggio, trasporti, guide, accompagnatori- è in grande difficoltà.
L’Italia sarà l’ultima scelta nel mondo per i turisti esteri, dato che non vengono vaccinati tutti, il coprifuoco è stato impostato alle 22 e non è possibile visitare ogni posto. Sicuramente un turista non sceglie di spendere tra i 2mila e 3mila euro per venire in vacanza in Italia, preferirà la Grecia, la Spagna, la Francia, e tutti quei posti dove ci saranno più libertà. Ci sono strategie che la politica deve applicare per non trovarsi con un turismo raso al suolo.
La fotografia è questa: il 70% tra ristoranti e bar hanno ricevuto un ristoro da circa 1500 euro fino a 4000 euro. Un ristorante che ha perso oltre 500mila euro di fatturato per le chiusure, con 3000 euro non riesce a pagare nemmeno due bollette della luce, per non parlare del fitto.
Per quanto riguarda gli altri paesi in Europa, la Francia ha dato meno di tutti, ovvero il 43% di quello che era mancato fatturato e spese fisse che gli imprenditori avevano dovuto affrontare; in Grecia, invece, i ristori sono stati del 40% sui costi fissi dell’impresa e del 60% sul mancato fatturato dell’anno precedente. La Grecia, un paese che fino a qualche anno fa sembrava stesse per andare a gambe all’aria a causa degli indicibili debiti, è lo Stato che ha dato sicurezza economica agli imprenditori. Questo è uno Stato presente e serio.
Le imprese che sono aperte oggi rimarranno aperte anche in seguito; i ristoranti con gli spazi esterni potranno riaprire e ospitare i clienti fino alle 18. Ma la verità è che non abbiamo risolto nulla. È una questione psicologica per le persone, stiamo facendo passare il messaggio che ci stiamo avviando verso la normalità. Io ho paura di questi messaggi criptati.
Ieri a Napoli, per le vie dello shopping -via Toledo, via Chiaia, via dei Mille-, c’era un fiume di persone che si sono date alla libertà: per loro si è risolto il problema dato che da lunedì saremo zona gialla, e perciò hanno deciso addirittura di anticiparsi.
Il messaggio giusto da mandare agli imprenditori e ai consumatori è di fare attenzione, per non correre il rischio di chiudere un’altra volta. Il nostro Stato non può aiutarci perché non ha abbastanza soldi per i contributi; la regione Campania non ha un bilancio certo, non si sa quanti soldi possono essere messi a disposizione per le imprese e, se si verrà a sapere, sarà da settembre in poi.
Dato che non si può andare avanti senza soldi, in un territorio povero per tutti, con chiusure e riaperture continue, ragioniamo con la testa: non scendiamo in piazza e per le strade come se fosse l’ultimo giorno della nostra vita, perché altrimenti buttiamo all’aria tutti i nostri sacrifici.