Il Sud peggio di Ruanda e Gambia, due dei paesi più poveri del mondo, e anche dell’Iraq, nazione devastata dalla guerra che ha azzerato il turismo e gran parte dell’industria. Secondo i dati di Ilostat, l’istituto di statistica dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (agenzia dell’ONU), il tasso di disoccupazione in Ruanda è del 15.1% nel 2018, in Gambia del 10,2% nel 2018 e in Iraq del 13% nel 2017.
Il Sud Italia, invece, secondo dati Istat presenta un tasso di disoccupazione del 15,9% nel 2020 e del 17,6% nel 2019. Il dato nazionale italiano è del 9,2%, con il Centro Italia che ha una disoccupazione all’8% nel 2020 e 8,7% nel 2019; il Nord al 5,8% nel 2020 e 6,1% nel 2019. Il settentrione fa meglio di Francia (8,4% nel 2019), Svezia (6,8% nel 2019), Finlandia (6,7% nel 2019) ed è assimilabile a Belgio e Danimarca (5,4% e 5% nel 2019). Lontani Regno Unito e Germania rispettivamente al 3,7% e 3,1% nel 2019.
Mentre, quindi, una parte d’Italia può competere con alcune delle più ricche e benestanti nazioni d’Europa, c’è il Mezzogiorno che deve essere paragonato ad economie arretratissime e che nel 2019 faceva addirittura peggio della Grecia (17,3%) che però è stata sull’orlo della bancarotta.
Proprio il tasso di disoccupazione è stato uno dei tre criteri, insieme a popolazione e inverso del Pil, che hanno portato l’Unione Europea ad assegnare un finanziamento di circa 209 miliardi del Recovery Fund all’Italia, la somma più consistente tra gli altri stati membri. Lo scopo delle istituzioni comunitarie era quello che far sì che si potesse assottigliare il divario economico tra le aree più ricche e quelle più povere: in base ai calcoli al Mezzogiorno spetterebbe il 68% del Recovery Fund, ma i Governi Conte e Draghi gliene hanno assegnato il 40% contravvenendo a quanto disposto dall’Europa.
Al Sud sono stati scippati circa 60 miliardi di euro che, così, vengono dirottati al Nord esattamente come gli 840 miliardi di euro deviati dal Sud al Nord dal 2000 al 2017. Ruberia confermata dalla ministra per il Sud Mara Carfagna la quale, nell’assurda esultanza per l’ottenimento del 40%, ha sostenuto che se l’Italia avesse effettivamente mantenuto gli stessi criteri stabiliti dall’Unione Europea “quel principio, se fosse stato adottato a livello nazionale per dividere i fondi tra Nord e Sud, avrebbe premiato il Sud con una quota superiore al 60%”.