Il prezzo della benzina continua a salire, e sarebbe ancora più alto senza il taglio delle accise corrispondente a 30,5 centesimi disposto dal Governo per fronteggiare l’emergenza. La rilevazione della media settimanale operata dal Mise ci dice che nella settimana dal 23 al 29 maggio il costo medio della benzina è salito del 12,35%, in controtendenza rispetto a diesel e gpl calati rispettivamente del 7,16% e del 1,19%. Il gasolio per il riscaldamento è aumentato addirittura del 33,55%, mentre i combustibili per uso industriale segnano un +15,27% per O.C. fluido BTZ e +12,67% per O.C. denso BTZ.
Se consideriamo invece le oscillazioni degli ultimi due giorni, vediamo che il prezzo medio nazionale della benzina in modalità self sale a 1,914 euro al litro (valore precedente 1,902). Il diesel self costa invece 1,831 euro al litro (precedentemente 1,821).
L’aumento del prezzo dei carburanti è dovuto alla variazione delle quotazioni del petrolio: in seguito all’embargo dell’Unione Europea sul greggio proveniente dalla Russia il costo è salito vertiginosamente nella giornata di ieri per poi calare in parte. A contribuire all’oscillazione anche la revoca delle restrizioni Covid in Cina che, invece di generare ottimismo nei mercati, ha evidentemente generato un aumento delle quotazioni per via di una presunta maggiore richiesta.
Il taglio delle accise da parte del Governo italiano è stato prorogato fino all’8 luglio 2022. Il sistema ideato continua a funzionare: il maggiore gettito Iva va a finanziare il taglio delle tasse sui carburanti. Gli effetti della crisi internazionale dovuta alla guerra in Ucraina potrebbero però palesarsi davvero nei prossimi mesi: oltre al problema dell’approvvigionamento di petrolio e carburante vi è quello relativo al gas naturale e all’energia. Le nazioni si stanno attrezzando per ovviare alle proprie mancanze, ma i tempi sono troppo brevi probabilmente per raggiungere una quasi autosufficienza, magari non a livello individuale ma collettiva dei paesi amici o alleati.