Economia

Altro che Reddito, Le Iene smaschera gli imprenditori: paghe da fame e lavoro in nero

Il risultato delle Elezioni Politiche 2022 impone una riflessione particolarmente profonda sul Reddito di cittadinanza. Il futuro Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha sempre affermato in modo chiaro che intende modificare la misura in modo che le persone in età da lavoro ed in salute siano escluse dal sussidio. Allo stesso tempo, determinate politiche del lavoro dovrebbero consentire di impiegare queste persone. Se tagliare è semplice, la questione è diversa quando si tratta di creare posti di lavoro o di mettere in condizione i datori di lavoro di assicurare paghe eque a condizioni giuste.

Il servizio di Le Iene sul Reddito di cittadinanza

Un servizio andato in onda ieri sera a Le Iene ha mostrato cosa succede in alcune attività della Riviera Romagnola, il luogo che quest’estate ha sofferto maggiormente della mancanza di lavoratori stagionali. Gli imprenditori hanno imputato la circostanza al Reddito di cittadinanza e alla mancanza di voglia di lavorare dei giovani.

Il servizio si apre al Sud, in un’azienda agricola di raccolta dell’uva dove i lavoratori ci sono, anche giovani sulla ventina. Tutti felici di lavorare, ma tutti con regolare contratto e paga adeguata alle ore e alle condizioni di lavoro. Salendo verso Nord, la iena Gaetano Pecoraro è andato a parlare con i titolari di alcune strutture ricettive che puntavano il dito contro il Reddito di cittadinanza ed i giovani sfaticati.

Paghe da fame e in nero

Il loro era il solito mantra: “Il Reddito di cittadinanza ti permette di stare a casa e non venire a lavorare”; oppure “Prima che ci fosse questa situazione, tutti i giorni c’erano 10/15 persone al giorno che cercavano lavoro”; o ancora “Chiedono il lavoro in nero per non perdere il Reddito di cittadinanza”.

Costoro, però, non sapevano che in precedenza alcuni complici della trasmissione avevano sostenuto dei colloqui per comprendere quali fossero realmente le paghe e le condizioni lavorative. La titolare di un hotel in centro aveva proposto una giornata lavorativa divisa su due turni: il primo dalle 7 alle 14.30/15 e quello serale dalle 17.30/18 fino alle 21.30/22. Sette giorni su sette, niente giorno di riposo. La paga per 10/12 ore di lavoro al giorno è di 1600 euro, ovvero una cifra che nel suo limite minimo è addirittura di 4,44 euro l’ora. Non solo, per risparmiare sui contributi la cifra non veniva corrisposta per intero tramite busta paga, ma in parte a nero. Alle obiezioni dei ragazzi le risposte era del tipo “Tesoro, quello che posso offrire è questo”; “Qualcosa dentro e qualcosa fuori, tutti fanno così”; “Più di così non ti posso dare”. Messi spalle al muro dalla iena Pecoraro hanno negato l’evidenza. Un’imprenditrice lo ha addirittura aggredito fisicamente.

Un giovane: “Non voglio pagargli le Maldive o Capri”

Il servizio mostra come, effettivamente, la voglia di lavorare da parte dei ragazzi esiste, ma a condizioni eque. Un giovane intervistato alla fine afferma, giustamente, che lui non accetta di essere sfruttato e pagato 1.200 euro al mese quando il suo lavoro produce 150mila euro per il datore di lavoro. “Non gli voglio pagare le Maldive o Capri”, dice.

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