Stabilimenti balneari, il 66% non dichiara abbastanza al fisco. I bagnini: “Da 80 anni lavoriamo nell’interesse della comunità”

Stabilimento balneare. Immagine di repertorio


I gestori degli stabilimenti balneari ed i bagnini chiedono il rinnovo delle concessioni affermando che, nel corso dei decenni, hanno lavorato nell’interesse dello Stato e dell’intera comunità. È come se i cittadini dovessero loro un favore e non il contrario, considerato che ampie porzioni del litorale italiano è divenuto nei fatti una loro proprietà privata tramandata di generazione in generazione. Peccato – per loro – che oggi i cittadini siano ben più consapevoli e soprattutto stanchi di pratiche odiose ed illecite come non permettere il transito verso la battigia, cacciare via i bagnanti che volevano solo tuffarsi e non stendere il telo, ispezionare le borse frigo e gli zaini. Una corda tirata fin troppo, per decenni appunto.

Anche i bagnini preoccupati per la gara delle concessioni

A parlare è Diego Casadei, Presidente Bagnini Riccione, ma il suo pensiero è comune ai gestori dei lidi in tutta Italia. Egli afferma: “Dall’1 Gennaio del 2025 rischiamo di perdere i lidi. A Riccione abbiamo almeno 7 Km di spiaggia, con circa 130 stabilimenti. Tutto sarà all’asta senza tenere conto del passato e di chi per decenni e decenni si è preso cura delle spiagge. Basterebbe citare lo studio di Unioncamere che risale appena al 2022. Dal 1 Gennaio del 2025, tutto verrà azzerato senza tenere conto dei sacrifici anche economici, pensiamo ad esempio a quanti avevano iniziato un mutuo per mantenere i servizi”.

La spiaggia è un bene demaniale, non proprietà privata

In realtà, poiché la concessione di un lido comporta una privatizzazione di un’area che viene sottratta alla libera fruizione della cittadinanza, il gestore di turno è obbligato a prendersi cura di quel tratto di spiaggia. Non dobbiamo ringraziarlo né essergli riconoscenti, anzi, dovrebbe essere l’opposto considerato in Italia le concessioni costano una manciata di euro a fronte di guadagni da migliaia di euro. I mutui iniziati? Dispiace, ma sapevano che le spiagge non sono di loro proprietà.

Secondo il fisco il 66% degli stabilimenti non dichiara abbastanza ricavi

Per quanto riguarda lo studio di Unioncamere citato “in Italia avremmo 7.173 stabilimenti balneari ma il 68% fattura meno di 250.000 euro”. Si dovrebbe aggiungere che si tratta pur sempre dei guadagni alla luce del sole. Proprio oggi sono stati resi noti i risultati di un’operazione della Guardia di Finanza di Napoli in cui, solo ad agosto 2024, sono stati scoperti 188 tra lavoratori in nero ed irregolari negli stabilimenti balneari. Ma di notizie simili sono piene le pagine di cronaca: a giugno è stato scoperto che in un’attività il titolare aveva emesso decine di scontrini evadendo il fisco per un importo superiore a 250mila euro. Ad aprile, di un altro a Grosseto si è scoperto che aveva occultato ricavi per oltre un milione di euro. Nel maggio 2023 invece sono stati multati i gestori di un lido di Tarquinia che avevano nascosto ricavi di oltre un milione e 100mila euro.

Navigando in rete ad ogni modo si trovano centinaia di notizie simili, ma sono le stime del fisco a dirci che c’è tanta evasione nel settore. Ben due stabilimenti su tre, ossia il 66% del totale (da notare quanto siamo vicini al 68% di cui sopra) secondo il MEF non dichiara abbastanza. Le dichiarazioni dei redditi presentano un punteggio Isa inferiore a 8: significa che non raggiungono i livelli minimi di affidabilità fiscale. Si aggiungano poi i lavoratori a nero o quelli che che lavorano più ore di quelle indicate nel contratto.

“Da 80 anni lavoriamo per lo Stato e la comunità”

Tornando al buon Casadei, il quale ci tiene a precisare che il suo discorso “Vale per le spiagge della Romagna ma vale per tutte le spiagge italiane”, sottolinea ancora come “In molti casi abbiamo gestioni storiche risalenti anche alla terza, quarta generazione […] Il 31 Dicembre del 2024 tutto verrà azzerato e azzerati anche i sacrifici di intere famiglie romagnole che da 80 anni, con amore, con costanza quotidiana, con il sorriso di sempre, con la gioia del primo giorno, sono riuscite a curare il territorio ad essere presidio anche nell’interesse dello Stato e dell’intera comunità. Un ragionamento che non vale solo per la Romagna ma per l’Italia intera che vive di turismo e di turismo balneare”.

Da notare poi un errore di fondo nel momento in cui sostiene che “Dal 1 Gennaio del 2025 tutti i lidi verranno messi all’asta, senza diritti di prelazione”. È qui che emerge e si afferma la mentalità prenditoriale e privilegiata: i lidi non vanno all’asta, perché nessuno li può acquistare. La spiaggia ed il mare sono di tutti i cittadini. Ciò che si rimette in gioco sono le concessioni attraverso delle gare pubbliche: è qualcosa di ben diverso.


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