La spending review italiana colpisce in primis il Sud dove nel 2015 i tagli saranno del 6,2%, rispetto al 2,9% del Centro-Nord.
Le differenze regionali saranno ulteriormente ampliate dalla spesa in conto capitale che si ridurrà del 2,1% al Sud e dello 0,8% al Centro-Nord. A subire un ennesimo crollo sarà dunque l’economia del Mezzogiorno e a confermarlo è lo studio Svimez-Irpet intitolato “Spending review e divari regionali in Italia” eseguito da Adriano Giannola, Riccardo Padovani e Carmelo Petraglia.
Anche negli ultimi 2 anni i tagli alle spese operati dai vari Governi hanno colpito in particolar modo il Sud e gli investimenti pubblici che nel 2013 hanno avuto una riduzione del 4,5%, nel 2014 del 5,5%,
Negli ultimi 10 anni invece la spesa in conto capitale per le aree sottoutilizzate al Sud è scesa più del 58% rispetto al 10% del Nord. A penalizzare il Mezzogiorno sono state anche le politiche di spesa delle imprese pubbliche nazionali e locali: “Nel 2012 le spese d’investimento delle imprese pubbliche nazionali nel Mezzogiorno erano pari a 215 euro pro capite, contro i 318 del Centro-Nord. Nel caso delle imprese pubbliche locali, lo scarto era ancora più ampio (62 contro 188 euro).”
L’intenzione della spending review era quella di rendere più efficiente la fornitura dei servizi pubblici ai vari livelli di governo ma si è arrivati ad una serie di tagli che “hanno esercitato un effetto depressivo sull’economia dell’area, amplificando i divari regionali e facendo perdere allo strumento il suo uolo di riequilibrio territoriale”.