Barbara Lezzi è la ministra per il Sud proposta da Luigi Di Maio e Matteo Salvini nella tanto attesa lista dei ministri che, nei giorni scorsi, aveva alzato un polverone di polemiche per il veto imposto da Mattarella a Paolo Savona all’Economia.
Ma chi è questa Barbara Lezzi? Conosciuta come la “pasionaria grillina”, la donna è attiva sulla scena politica dal 2013, quando viene eletta senatrice e poi confermata nel 2018, quando diventa vicepresidente della Commissione bilancio e membro della Politiche europee.
Con un diploma di perito aziendale conferitogli nel 1991 a Lecce, sua città di origine, la 46enne ha da subito mostrato il suo talento politico. Per la sua capacità nella comunicazione viene scelta dal Movimento Cinque Stelle come portavoce in tv. Ed è così sicura e perspicace nel conversare e nel far valere le sue idee che si merita anche la stima di un certo Bruno Vespa, probabilmente lontano dalle sue idee politiche, ma estimatore della sua forte personalità e del suo talento politico.
Tra le tante qualità non mancano però dei nei che hanno macchiato la sua brillante carriera. Nonostante la convinzione politica e l’attaccamento al Movimento 5 Stelle, viene per un breve periodo allontanata dal gruppo. La sua colpa è stata quella di non aver rispettato la sacrosanta regola del Movimento di versare i rimborsi da far confluire nel bacino di microcredito, con il fine di aiutare i lavoratori autonomi e le aziende con non più di 5 dipendenti. Dalla somma restituita mancavano 3500 euro, poi versati non appena le si è fatto notare l’errore. Si giustifica affidandosi alla motivazione della “negligenza” per non aver seguito tutte le operazioni di risarcimento e non essersi accorta che alcuni bonifici non erano andati a buon fine. Ma non è finita qui: in accordo con il Movimento decide di versare 3 mensilità in più come penale per l’errore fatto.
Un secondo neo riguarda il tasto dolente di parentopoli. Infatti tra la collaboratrice che sceglie per il suo primo incarico da senatrice nel 2013, recluta anche la figlia del compagno. Ma anche in questo caso riesce ad uscirsene pulita, affermando di non aver né trasgredito nessuna regola del Movimento pentastellato, né di essere andata contro quelle del Senato, che vieta solo di assumere collaboratori fino al quarto grado di parentela. Ma nonostante la coscienza pulita decide alla fine di rescindere il contratto.
Due peccatucci, sì, ma tutto sommato veniali e ai quali ha abbondantemente rimediato. L’auspicio adesso è che riesca a trasferire la sua passione all’azione concreta per il Sud, una terra sfruttata e abbandonata che ha bisogno di essere trattata, finalmente e realmente, come parte del paese Italia.