Politica

Di Maio contro Libero: “Finanziato con soldi pubblici, anche dei terroni”

Il titolo razzista in prima di Libero sta facendo registrare le prime proteste da parte di politici. Il termine “terrone” non è piaciuto al vice premier Luigi Di Maio che ha espresso la sua rabbia via social: “Buongiorno con la prima pagina di Libero, giornale finanziato con soldi pubblici, anche quelli dei terroni. Questa è la preziosa informazione da tutelare con i vostri soldi. Ma tranquilli: abbiamo già iniziato a togliergliene da quest’anno e nel giro di 3 anni arriveranno a zero. Ps: anche questa volta l’Ordine dei giornalisti rimarrà in silenzio?”.

La risposta dell’Ordine non si è fatta attendere, con il presidente Carlo Verna (anche lui tra i “terroni”) che si scaglia sia contro il titolo di Libero che contro il post di Di Maio. “Due modi diversi di voler male al giornalismo e di essere irrispettosi dei cittadini che hanno il diritto di essere correttamente informati“, sentenzia in apertura di comunicato Verna.

Per il titolo di Libero, precisa: “È stata già predisposta la segnalazione al consiglio territoriale di disciplina. Recentemente il Tribunale di Milano ha confermato, su uno dei tanti brutti titoli di Libero che costituiscono un caso, una sanzione emessa dall’Ordine dei Giornalisti“. Condanna, come detto, anche per il post del vice premier grillino “che, strumentalizzando la vicenda, torna a compiacersi per i tagli al sostegno all’editoria“.

Attendiamo  – continua Verna – che il premier Conte e il sottosegretario Crimi attivino quel tavolo di ragionamento critico sui tagli all’editoria promesso in diretta dal Presidente del Consiglio durante la conferenza di fine anno. Imputare le colpe del quotidiano Libero a tutta la stampa libera è purtroppo perfettamente in linea con gli insulti generalizzati per i quali Di Maio è a sua volta atteso da un consiglio di disciplina“.

Nell’articolo, il quotidiano milanese diretto da Vittorio Feltri, ha fatto “la conta” delle cariche istituzionali affidate a persone del Sud. Oltre a Luigi Di Maio, ovviamente, sono finiti nel mirino il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte (pugliese), ma anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (siciliano). Nella “lista nera” anche tanti ministri, come Costa e Lezzi, e il Presidente della Camera, Roberto Fico.

Andando oltre le polemiche Ordine-Di Maio, in tanti, oltre a criticare il titolo, si stanno chiedendo la finalità dell’articolo di Libero: è evidente che oltre ad una nuovo insensato attacco contro il Sud non ci sia nulla di concreto, se non la continua ricerca di pubblicità facile.