“Non siamo più Terroni di m…?” Abbiamo sentito spesso questa frase nelle ultime settimane, quasi come se fosse diventato un jingle pubblicitario. Ha colpito tutti vedere Matteo Salvini sbeffeggiato da una ragazza, la quale, senza minimamente offenderlo, ha fatto fare un giro nel tempo al Capitano d’Italia. Per un attimo, dal mare di Salerno, sembrava esser tornati alla nebbia e alle bevute di Pontida, quando il Ministro aveva ben altre parole per i Meridionali.
Nonostante le polemiche, i balconi e quant’altro, il dato che dobbiamo constatare è questo: la Lega (Nord) continua a far proseliti in Campania. Un qualcosa che, fino a qualche anno, ci avrebbe scioccato, ma che invece oggi sembra non toccarci minimamente. Anzi ci sembra quasi normale, un sintomo di maggiore democrazia nelle nostre terre. “S’ei piace, ei lice” avrebbe detto Torquato Tasso. Chissà cosa ci direbbero (o meglio ci farebbero) “i noi stessi” di una decina di anni fa. Al di là delle nostalgie, ci siamo posti una domanda: chi sono veramente i rappresentanti di questa nuova entità politica nostrana? Chi sono i leghisti della Campania?
Prima di tutto sfatiamo un mito. La Lega, per lo meno in Campania, non è proprio il volto del cambiamento. Ci sentiamo di affermare ciò non per ragioni politiche o opportunistiche. Bensì perché buona parte dei candidati verdi non sono dei novellini per la politica locale, anzi hanno già partecipato a precedenti tornate elettorali, indossando però altre casacche. Sorprende poi come quest’ultime siano anche abbastanza eterogenee, partendo dall’estrema destra fino ad arrivare addirittura al Partito Democratico. La compagine politica che è stata, ed è ancora, il nemico giurato di chi veste il giallo-verde. Vediamo nello specifico di chi stiamo parlando.
Oltre alle elezioni europee, diverse città campane dovranno scegliere un nuovo sindaco. Tra di esse, vi è la cittadina industriale di Casoria. Orbene, per il Centrodestra unito concorre l’Avv. Angela Russo, eminente membro della sezione leghista locale. Non tutti ricordano però che l’Avv. Russo, come riportato da Stylo24, ha avuto ben più ampie aspirazioni in passato. Solamente un anno fa infatti, si poteva leggere il suo nome sulla scheda elettorale per il Senato. Quella volta però il simbolo era di Silvio Berlusconi, uno dei tanti miti decaduti in Campania.
Un altro esempio di conversione leghista lo troviamo a qualche chilometro di distanza, con precisione a San Giuseppe Vesuviano. In questo sereno paese, famoso un tempo per il commercio dei vestiti, troviamo il Sindaco Vincenzo Catapano, il più agguerrito fan del Ministro Salvini di tutto il Sud. Già sindaco di San Giuseppe in passato per una lista civica, Catapano sembra esser stato completamente folgorato dal fascino della cravatta verde.
L’innamoramento, che fu palesato subito dopo aver vinto le ultime elezioni, ha portato il primo cittadino a fare cose alquanto singolari. Tra queste ultime, ricordiamo i suoi abituali viaggi a Pontida, dove da tempo si confronta con i vertici della Lega Nord. Oppure l’allestimento del maestoso comizio del suo beniamino, svoltosi qualche settimana fa nella piazza di San Giuseppe, con tanto di chiusura delle scuole ed inviti telefonici di partecipazione alla cittadinanza. Insomma, un qualcosa da far invidia allo Scià di Persia.
Il caso più sorprendente è però quello di Avellino. Anche nella città irpina si torna al voto per le comunali. Non ci si aspettava che il Sindaco Ciampi fosse sfiduciato così presto, a nemmeno un anno dall’inizio del suo mandato. Così quest’anno, tra le schiere della Lega, possiamo trovare un candidato consigliere che un tempo era Responsabile Provinciale di Casapound (Giuliano Bello), e allo stesso tempo un’altra papabile al medesimo seggio, la quale è una ex-militante del Pd (Elisabetta Barbaro). Uno scherzo? No, è tutto vero: tra le falangi degli arrabbiati, c’è una buonista radical-chic. Le malelingue dicono che ciò sia parso strano anche ai leghisti irpini, che avrebbero mascherato in tutti i modi il “terribile” passato della Barbaro. Sui manifesti elettorali infatti, possiamo leggere “Elisa Barbaro”, non Elisabetta. Si punterebbe quindi sulla presunta poca memoria fotografica degli Avellinesi.