Da decenni ormai, il grosso dei rapporti sociali passa attraverso la rete. La maggioranza dei Social Media, i quali erano nati come strumenti di svago, si sono man mano trasformati in veicoli di idee, lavoro (noi di Vesuvio Live ne siamo un esempio) e addirittura di rivoluzioni.
Essendo il più grande mezzo di connessione della storia, Internet è diventato il terreno perfetto anche per le campagne elettorali. È grazie alle notizie e ai post pubblicati che i politici attuali si mettono in mostra e cercano di far proseliti. Tutto sembra far tendenza nel popolo dei votanti web, anche se non riguarda prettamente la politica. Basti pensare così ai sorrisi “a 32 denti” dell’On. Meloni, ai “contest” (cioè i concorsi online) del Ministro dell’Interno o alle foto a bordo piscina del Dem Carlo Calenda.
Tali forze sarebbero però rei di veicolare l’opinione pubblica generale, servendosi di fake news, pagine e utenti completamente fasulli. Insomma, una grossa fabbrica occulta di consenso, la quale farebbe leva sul malcontento generale, la tendenza alla Post-verità e l’anonimato dei mezzi informatici. Una combinazione che sembrerebbe funzionare alla perfezione. Gli ultimi fatti di cronaca ne sarebbero la dimostrazione.
Parliamo prima di tutto d’informazione e fake news. Molti lettori ricorderanno cosa è successo qualche settimana fa, quando Facebook ha chiuso ben 23 pagine italiane. Circa la metà erano vicine o avevano un chiaro riferimento politico a Lega Nord o Movimento 5 Stelle. Esse diffondevano un’informazione distorta, pubblicando notizie artefatte o stravolte nei contenuti. I temi più gettonati? Immigrazione, revisionismo storico e disprezzo verso una determinata parte della società civile. Come è intuibile poi, i post avevano tutti un linguaggio violento, a dir poco aggressivo verso chi è oggi bersaglio del nuovo modo di fare politica.
Un altro argomento chiave è quello dei followers e delle condivisioni ai post. Qualche mese fa, Fanpage pubblicò un’inchiesta sulla cosiddetta “Bestia di Salvini”. Questa espressione è stata coniata da Luca Morisi, lo spin-doctor digitale del Ministro degli Interni, e si riferisce al software utilizzato per la comunicazione social della Lega.
Secondo quanto ricostruito dal giornalista Sandro Ruotolo, la Bestia servirebbe a moltiplicare il numero dei profili che seguono Matteo Salvini, creandone migliaia ad hoc. In questo modo, tali profili falsi condividerebbero in massa i post della pagina, creando una percezione errata verso gli utenti “reali“. Questi ultimi così arriverebbero a far credere che migliaia di persone abbiano lo stesso pensiero, quando alla fine sono soltanto dei robot. Un popolo di arrabbiati virtuali, capace di far leva sulla bile degli elettori incerti e legittimarne i sentimenti più cupi.