Blitz di Salvini dagli spacciatori nigeriani, ma il negozio è gestito da italiani
Gen 24, 2020 - Redazione
Matteo Salvini fa un’altra figuraccia. Dopo il presunto spacciatore di Bologna, un ragazzo minorenne che oggi studia, lavora, è campione di pugilato ed ha un padre che si spacca la schiena tutti i giorni, il leader della Lega Nord si è recato a Modena ed è stato protagonista di un secondo blitz al citofono.
Alcuni cittadini gli hanno riferito che in quella precisa strada, a quel preciso numero civico, scanditi ed indicati bene nella diretta Facebook, si troverebbe un negozio gestito da alcuni nigeriani ed utilizzato come base per spacciare droga. L’attività commerciale è stata così messa alla gogna, davanti a tutta l’Italia, sul profilo del leader politico più seguito del momento.
Grazie a Giornalettismo, però, scopriamo che in realtà il negozio è gestito da italiani. Si tratta di un negozio automatico, in servizio 24 ore al giorno, aperto da circa un anno. Inoltre, l’attività è in fase di compravendita, dunque il danno di immagine è ancora maggiore perché potrebbe comportare una perdita di valore consistente. I proprietari fanno poi sapere che l’acquisto dei diversi macchinari ha comportato un investimento importante, che a questo punto potrebbe divenire vano.
Un altro evidente abbaglio, in cui l’interesse elettorale di un singolo ha prevalso sulla dignità del prossimo. Salvini non si rende conto che è estremamente pericoloso giocare in tal modo con la vita delle persone, che non ha senso dire nomi e cognomi, fornire indirizzi e numeri civici.
Per acquistare popolarità e interazioni sui social, si mette a repentaglio la reputazione della gente. È questo ciò che chiediamo alla Politica? È così che un uomo dello Stato dovrebbe comportarsi? Matteo Salvini, che è stato ministro degli Interni, sa bene che la lotta alla criminalità si fa in altri modi. Oppure non lo sa, visto che in un anno e mezzo si è occupato più di barconi che di piazze di spaccio.