Recovery Fund, ennesimo furto all’orizzonte: il Nord vuole prendere i soldi del Sud
Set 08, 2020 - Francesco Pipitone
Il Recovery Fund è, con estrema probabilità, l’ultima occasione che ha l’Italia per tornare ad essere un paese caratterizzato dal benessere dei cittadini. Negli ultimi venti anni la nazione è rimasta pressoché immobile, venendo sorpassata dagli altri Stati, incapace di restare attaccata alla locomotiva della modernità e del progresso. Dal PIL al reddito, dagli investimenti alle infrastrutture, l’Italia è costantemente in forte ritardo. La ragione principale di ciò è sotto gli occhi di tutti ed è costituita dalle condizioni del Mezzogiorno, volutamente ed appositamente depredato per andare a foraggiare le già ricche regioni del Nord. È un dato di fatto che, in meno di 20 anni, 840 miliardi sono stati sottratti al Sud (fonte Eurispes), circostanza ormai ammessa anche dal governo con il ministro Boccia che parla di 60 miliardi l’anno, nell’ultimo decennio, tolti alle zone arretrate.
Sono ben 209 i miliardi che l’Unione Europea ha concesso all’Italia, la quota più alta in assoluto, ma ciò è avvenuto soltanto per un motivo: il Mezzogiorno è una delle aree più povere ed arretrare del continente, quindi quei soldi devono essere usati per migliorare le condizioni sociali ed economiche in particolare del Sud. Il governo sostiene che sarà per lo meno rispettata la clausola del 34%, ma in realtà, se così fosse, sarebbe l’ennesimo furto: al Meridione dovrebbe spettare infatti una quota ben più ampia, anche oltre il 50%, perché un divario si annulla solo e soltanto se dai più risorse a chi è indietro.
È interessante leggere le tabelle prodotte dalla Svimez in occasione dell’audizione alla Commissione V Bilancio presso la Camera dei Deputati. È stato fatto il confronto tra tre scenari circa la concentrazione degli investimenti: riparto secondo il criterio della spesa storica (21,6% al Sud nonostante una popolazione corrispondente al 34% del totale italiano), riparto con clausola del 34%, riparto con 50% al Sud. Dalla tabella, che potete vedere sotto, si nota come all’aumentare degli investimenti al Sud, cresca non solo quest’ultimo ma tutta Italia. Il Nord cresce di meno, ma solo leggermente e perché ovviamente usufruirebbe di meno risorse. Al Paese conviene, quindi, investire al Sud perché così otterrebbe una maggiore crescita del PIL nazionale.
Se questa è la teoria, come sappiamo la pratica è ben diversa. Circa i fondi del Recovery Fund, è assurdo che il governo parli di “almeno il 34%” per il Mezzogiorno, perché quei fondi sono stati concessi PER il Mezzogiorno. È la conseguenza della politica padanocentrica, dell’influenza delle maggiori regioni settentrionali e dei loro ricatti cui l’Italia cede sistematicamente. È raro che chi ha qualcosa in più, anche se poco, lo conceda e quindi dobbiamo aspettarci che in qualche modo il Nord si metta di traverso. Non è un caso che nelle ultime ore si sia tornato a parlare di autonomia differenziata, con un post (strana coincidenza) che Luca Zaia ha pubblicato su Facebook alle ore 7:15 di questa mattina. Preoccupanti inoltre le parole di Fitto, candidato presidente alla Regione Puglia ed alleato – tra gli altri – con la Lega Nord di Salvini, il quale vorrebbe che il Recovery Fund vada tutto al Settentrione.