Politica

Il discorso di Liliana Segre al Senato: “Sul banco più prestigioso a 100 anni dalla marcia su Roma. Il 25 aprile non sia divisivo”

Oggi si apre ufficialmente la XIX Legislatura con la riunione delle Camere nella loro nuova composizione dopo le Elezioni Politiche del 25 settembre scorso. La prima seduta di Palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica, è presieduta dalla senatrice Liliana Segre per motivi di anzianità, vista l’assenza di Giorgio Napolitano. La seduta è stata trasmessa dal canale YouTube ufficiale del Senato.

Il discorso di Liliana Segre al Senato

Liliana Segre ha citato la marcia su Roma, che avvenne proprio 100 anni fa: il 27 ottobre 1922 cominciò di fatto il regime dittatoriale fascista che successivamente avrebbe portato all’introduzione delle leggi razziali, in virtù delle quali ai bambini di religione ebraica fu impedito di frequentare la scuola. Proprio quella circostanza è stata ricordata dalla senatrice:

“Oggi sono particolarmente emozionata di fronte al ruolo che in questa giornata la sorte mi riserva. In questo mese di ottobre, nel quale cade il centenario della Marcia su Roma, che dette inizio alla dittatura fascista, tocca proprio ad una come me assumere momentaneamente la presidenza di questo tempio della democrazia che è il Senato della Repubblica”.

“Il valore simbolico di questa circostanza casuale si amplifica nella mia mente perché, vedete, ai miei tempi la scuola iniziava in ottobre; ed è impossibile per me non provare una sorta di vertigine ricordando che quella stessa bambina che in un giorno come questo del 1938, sconsolata e smarrita, fu costretta dalle leggi razziste a lasciare vuoto il suo banco delle scuole elementari, oggi si trova per uno strano destino addirittura sul banco più prestigioso del Senato”.


A questo punto c’è stato un lungo applauso di tutti i presenti. Ad alzarsi in piedi, tra gli altri, Ignazio La Russa, l’onorevole che potrebbe assumere la carica di Presidente della Camera dei Deputati.

“In Italia – ha continuato Liliana Segre – il principale ancoraggio attorno al quale deve manifestarsi l’unità del nostro popolo è la Costituzione repubblicana, che come disse Piero Calamandrei non è un pezzo di carta, ma è il testamento di 100.000 morti caduti nella lunga lotta per la libertà. Una lotta che non inizia nel settembre del 1943 ma che vede idealmente come capofila Giacomo Matteotti. Il popolo italiano ha sempre dimostrato un grande attaccamento alla sua Costituzione, l’ha sempre sentita amica”.

“Le grandi nazioni, poi, dimostrano di essere tali anche riconoscendosi coralmente nelle festività civili, ritrovandosi affratellate attorno alle ricorrenze scolpite nel grande libro della storia patria. Perché non dovrebbe essere così anche per il popolo italiano? Perché mai dovrebbero essere vissute come date divisive anziché con autentico spirito repubblicano, il 25 Aprile festa della Liberazione, il 1° Maggio festa del lavoro, il 2 Giugno festa della Repubblica?”.

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