Politica

Autonomia Differenziata, Pino Aprile: “Secessione del Sud. Boicottiamo i prodotti del Nord”

Con l’approvazione definitiva dell’Autonomia Differenziata sembra essersi finalmente risvegliato l’interesse dei cittadini meridionali. Per lunghi mesi infatti sono stati sordi alle grida, agli allarmi di chi denunciava il tentativo di ufficializzare, nero su bianco, lo stato di colonia interna del Mezzogiorno. Così come sono stati sordi quando si è parlato e si scritto del dirottamento di una cifra intorno ai 140 miliardi da Sud a Nord nell’ambito del Recovery Fund. Evidentemente al meridione per svegliarci abbiamo bisogno di essere già nei guai. Meglio tardi che mai, ad ogni modo.

Pino Aprile sull’Autonomia Differenziata

Una delle voci da sempre impegnate nel meridionalismo è lo scrittore e giornalista Pino Aprile, che in risposta all’Autonomia Differenziata propone lo strumento più facilmente utilizzabile dalle persone comuni: boicottare i prodotti simbolo dell’economia settentrionale.

“Ora bisogna battersi più di prima contro questa scellerata legge – scrive Pino Aprile – Si può cominciare con il boicottaggio di prodotti-simbolo delle regioni rapinatrici: il prosecco del Veneto, il gorgonzola della Lombardia, il parmigiano dell’Emilia Romagna (e mica ce lo siamo dimenticato che, mentre in Sardegna i produttori di pecorino vedevano andare all’asta le loro aziende e si suicidavano, con i soldi pubblici destinati al Mezzogiorno, si acquistavano centomila forme di parmigiano per non farne calare il prezzo. Delinquenti!)”.

Un percorso partito con PD e M5S al Governo

Ovviamente non bisogna puntare soltanto sui partiti attualmente al Governo: la strada verso l’Autonomia Differenziata è cominciata quando a comandare erano il PD ed il Movimento 5 Stelle, con qualche rara eccezione. D’altra l’Italia è nata con questa precisa impostazione. Continua Pino Aprile: Contro il Sud, a favore dell’Autonomia differenziata, però, hanno votato tutti, ma proprio tutti i parlamentari terroni delle truppe cammellate. E quando la maggioranza era di centrosinistra, la situazione, salvo pochissimi (due o tre), era la stessa; e con i cinquestelle fu uguale, tranne poco più di una mezza dozzina. Adesso i partiti di opposizione, rinsaviti, sono contro: meglio tardi che mai”.

Ed inoltre: “Il divario Nord-Sud fu costruito con la sottrazione delle risorse al Sud (sui meridionali fu posta pure la tassa aggiuntiva per far loro pagare le spese della guerra che avevano subito), attraverso la “spesa storica”, ovvero concentrare tutti gli investimenti pubblici, o quasi tutti, in poche regioni di cui si volle l’arricchimento, a danno di altre che vennero impoverite. La cosa è documentata dai primi anni (Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, Gaetano Salvemini, Guido Dorso, Ettore Ciccotti, Antonio Gramsci…), sino a oggi (Nicola Zitara, Gianfranco Viesti, Adriano Giannola, Pietro Busetta, la Svimez, l’Ufficio parlamentare del Bilancio e una sfilza infinita di enti e istituti di ricerca). L’Autonomia differenziata serve solo a rendere costituzionale, “legale”, questa disparità, perché il Nord è ormai allo sbando e si sta vendendo tutto, persino le squadre di calcio (l’anima al diavolo, ormai, da quel dì…)”.

La secessione del Sud

La soluzione a questo punto è la secessione del Sud: “Se patria è quella in cui non si subisce o si impone discriminazione, per i meridionali questa Italia non è patria. Quindi, l’obiettivo per i meridionali, da oggi, è la secessione. Perché, se non si può stare alla pari, allora meglio da soli. Chissà se la Cina è disposta a finanziare nel Mezzogiorno, in cambio di concessioni a 49-99 anni, la costruzione delle ferrovie che, anche con i nostri soldi, hanno fatto solo al Nord, dell’alta velocità, idem; delle autostrade, pure; degli aeroporti, anche; dei Centri di ricerca, uguale; e se useranno i nostri porti per l’approdo delle loro navi mercantili, invece di quelli di Genova e Trieste imposti dai governi “nazionali” italiani, con l’esclusione di tutti quelli del Sud, clamorosamente migliori e più vicini alle rotte”.

“E gli ascari terroni che hanno votato la porcheria in parlamento (o quali presidenti di Regione), li regaleremo come camerieri dei padroni padani (il ruolo della servitù). Noi ci siamo rotti i coglioni di questa gentaglia del Nord e del Sud”.