Altro che Italia più unita: festa dell’Autonomia Differenziata con la bandiera di Indipendenza Veneta

Indipendenza Veneta, la bandiera alla festa per l'Autonomia Differenziata


Chi mente ha sempre qualcosa da nascondere. È quasi una banalità, ma smette di essere ovvia nel momento in cui viene trasmesso ripetutamente un messaggio che ha il fine di mistificare la realtà, nel nostro caso quello secondo cui l’Autonomia Differenziata così come delineata sia uno strumento per unire l’Italia ancora di più. Abbiamo visto come il tranello ai danni del Sud, e ribadito da Giorgia Meloni, consista nel meccanismo dei LEP che hanno il grosso e volontario limite nel criterio della spesa storica e delle effettive disponibilità nelle casse dello Stato. Non vi è assolutamente nessuna garanzia che a tutti i cittadini, specialmente quelli meridionali, siano garantiti i servizi essenziali secondo dei livelli minimi. È anzi il contrario.

L’Autonomia Differenziata strumento per togliere ancora di più al Sud

D’altra parte basta guardare chi è il paladino dell’Autonomia Differenziata: quel Roberto Calderoli, leghista tra i più integralisti, autore di diverse dichiarazioni di stampo razzista nei confronti dei meridionali. Non è un caso che sia proprio lui il Ministro per le Autonomie, anzi, proprio perché il frutto non cade lontano dall’albero è evidente come il proposito sia quello di avvantaggiare ulteriormente il Nord a discapito del Mezzogiorno.

La festa con Indipendenza Veneta e Liga Veneta

Se Calderoli, nella forma, deve conservare una certa immagine che deve avere una parvenza di italianità e soprattutto costituzionalità, a ciò non sono tenuti coloro con cui condivide le idee e le aspirazioni. Non è un caso in tal modo che alla festa per l’approvazione dell’Autonomia Differenziata ci siano le bandiere di Indipendenza Veneta, così come quelle della Liga Veneta, movimento fondatore della Lega Nord per l’Indipendenza della Padania.

Ai meridionalisti non spaventano le autonomie e sono ovviamente a favore del principio di autodeterminazione dei popoli, purché non vegano ulteriormente depredati, sfruttati e diffamati come avviene dal 1860. Secondo i latini repetita iuvant e allora, senza andare indietro di oltre un secolo e mezzo, basti sottolineare ancora una volta quanto avvenuto negli ultimi tempi: 840 miliardi di euro dirottati da Sud al Nord dal 2000 al 2017, o i circa 140 miliardi di euro dal Recovery Fund per il Mezzogiorno spariti per essere regalati al Settentrione.

Sì all’autodeterminazione, ma non a scapito (come sempre) del Sud

Se gli indipendentisti veneti festeggiano per l’Autonomia Differenziata un motivo c’è: possono trattenere ancora più denaro beneficiando al tempo stesso la permanenza in Italia che assicura, prima di tutto, la possibilità di esportazione dei propri prodotti verso il Sud, il principale mercato delle regioni settentrionali. È Unicredit che ha affermato questo principio in uno studio del 2010 in cui è scritto che “Se molte regioni del Nord hanno un saldo positivo in fatto di export lo devono al Mezzogiorno dove esportano moltissimo […] Campania, Puglia, Calabria e Basilicata risultano infatti caratterizzate da una forte propensione all’importazione di beni da altre aree del Paese e da un interscambio regionale prevalentemente orientato all’interno”.


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