Audizione Schiavone: “Che importava se la gente moriva, l’importante era il business”

 

Questo lavoro è dedicato alla memoria di Ilaria Alpi, giornalista RAI che aveva scoperto il traffico di rifiuti pericolosi tra l’Italia e la Somalia, uccisa il 20 marzo 1994

 

Iniziamo oggi a pubblicare un approfondimento diviso in cinque parti sull’ormai tristemente famosa audizione del boss pentito dei casalesi Carmine Schiavone, datata ottobre 1997 e rilasciata alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti. Essa ha suscitato tantissimo clamore perché tenuta segreta dalla Commissione e dunque dalla politica che sapeva già da allora quello che sta succedendo in Italia particolarmente in Campania, lasciando morire numerosi cittadini.

Qualche giornale ha riportato solo alcune delle dichiarazioni rese dal boss in quella occasione, qualcun altro ha pubblicato on-line l’audizione ma in pochi, se non nessuno, ha riassunto il contenuto più dettagliatamente come noi Vesuviolive.it.

In questa prima parte esporremo come ha agito la Commissione e perché fu posto il segreto, ponendo attenzione anche sul regolamento interno della Commissione per quanto riguarda il segreto, con tanto di nomi dei parlamentari membri della medesima. Nella seconda parte, invece, entreremo più nel vivo del nostro approfondimento con parti dei dialoghi tra Massimo Scalia, presidente della Commissione, e Schiavone. Nella terza si parlerà della Geografia della munnezza, ovvero i luoghi, secondo l’udito, in cui i rifiuti furono tombati (non solo nelle terre tra Caserta e Napoli ma anche in regioni confinanti con la Campania). Nella quarta parte si parlerà della Politica, del coinvolgimento della loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli e di come i casalesi designavano i membri delle giunte comunali con tanto di nomi. Infine nella quinta ed ultima parte del nostro viaggio all’interno dell’audizione-Schiavone vedremo quanti di quei parlamentari membri della Commissione di allora oggi fanno ancora politica.

Siamo coscienti che la lettura può non essere digeribile facilmente dal lettore ma la natura di questo approfondimento ci impedisce di essere ulteriormente riduttivi.

É di qualche settimana fa, precisamente il 31 ottobre, la notizia della declassificazione da segreta a pubblica dell’audizione del pentito di camorra Carmine Schiavone tenuta d’innanzi alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti e sulle attività illecite ad esso connesse nell’ottobre 1997. La Commissione bicamerale era nata nella XII legislatura, per intenderci quella che ebbe inizio nella primavera 1994, ed ha proseguito i propri lavori fino alla scorsa legislatura, la XVI, quindi fino ai primi mesi del 2013. Cinque legislature, sedici anni. Come tutte le commissioni d’inchiesta parlamentare, i deputati e senatori membri in questi anni hanno relazionato su i fatti in argomento e udito tante persone. È certamente vergognoso quello che è successo in questi anni con gli sversamenti illegali avvenuti grazie alla complicità della politica in Campania ma forse è ancora più vergognoso quello che è accaduto nelle stanze del potere. Molti politici, soprattutto membri della Commissione, erano a conoscenza di quanto stava succedendo.

L’anno solare che si avvia alla fine sarà ricordato come quello della presa di coscienza da parte dei cittadini della terra dei fuochi e dei veleni. Eppure qualcosa già si conosceva. Certamente non è stato il 2013 l’anno in cui per la prima volta abbiamo sentito parlare di sversamenti da parte della camorra di rifiuti tossici delle industri del nord Italia e dell’estero. Anche grazie al lavoro del parroco di Caivano Maurizio Patriciello, la gente ha iniziato a sapere e parlare più diffusamente del problema e a scendere in piazza, complice anche, purtroppo (anzi, forse soprattutto), l’impennata dei tassi di mortalità.

Nell’audizione di martedì 7 ottobre1997 Schiavone ha fatto affermazioni importantissime: ha detto, ad esempio, che lui fu contattato dagli avvocati Pino Borsa e Pasquale Pirolo i quali “mi fecero una proposta relativa allo scarico di fusti tossici e quant’altro” e che il lago di Lucrino, nei campi flegrei, è pieno di veleni. E cosa decisero i parlamentari membri delle commissione d’inchiesta dopo l’audizione? Segretare il resoconto stenografico dell’importantissimo incontro con il pentito.

Il regolamento interno delle commissione che ascoltò Schiavone (quindi quella della XIII legislatura repubblicana), all’articolo 17, che riguarda l’archivio della commissione, prevede:

1. Qualunque atto o documento che perviene alla Commissione è immediatamente protocollato a cura dell’ufficio di segreteria. Il regime di riservatezza o di segretezza dei documenti viene stabilito dal Presidente al momento dell’acquisizione da parte dell’ufficio di segreteria, salva la successiva ratifica da parte dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi.

2. Gli atti, le delibere e la documentazione completa raccolta dalla Commissione sono depositati in apposito archivio riservato. Il Presidente sovrintende all’archivio, ne cura la funzionalità e adotta le misure di sicurezza che ritenga opportune.

La decisione quindi è del presidente che in riferimento a  “qualunque atto o documento che perviene alla Commissione (…) il regime di riservatezza o di segretezza viene stabilito dal Presidente“. E chi era il presidente? Massimo Scalia dei Verdi (fondatore di Lega per l’Ambiente, ora Legambiente, attualmente non ricopre più la carica di parlamentare)

Interessante è anche l’art. 19 del regolamento della Commissione:

Contestualmente alla presentazione della relazione conclusiva, la Commissione, su proposta dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, decide quali atti e documenti formati o acquisiti nel corso dell’inchiesta debbono essere pubblicati.

Il regolamento interno delle commissioni stabilisce che se le audizioni e gli atti in generale devono essere rese pubbliche immediatamente o meno, tale decisione spetta alla commissione stessa. Infatti, l’art. 22 del regolamento interno, riporta:

Ciascun componente della Commissione può proporre la modifica delle norme del presente regolamento

Il 31 ottobre l’ipocrisia ha raggiunto il punto più alto con due note della Presidenza della Camera:

Sono stati resi pubblici gli atti riferiti alle dichiarazioni del pentito Carmine Schiavone di fronte alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti svolta il 7 ottobre 1997. Oggi l’Ufficio di Presidenza della Camera dei deputati – preso atto della nota con la quale il Procuratore Nazionale Antimafia ha rappresentato che non esistono motivi ostativi a che siano resi pubblici sia il resoconto stenografico della audizione del collaboratore di giustizia presso la predetta Commissione, sia gli atti depositati in quella occasione – ha espresso all’unanimità parere favorevole alla declassificazione degli atti secondo la procedura prevista dal Regolamento dell’Archivio storico della Camera.
Ai sensi di tale Regolamento, la Presidente della Camera, Laura Boldrini, ha quindi adottato il relativo provvedimento attraverso il quale i suddetti atti sono stati declassificati e quindi resi pubblici.  I predetti documenti sono quindi da oggi liberamente consultabili presso l’Archivio storico della Camera
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E nella stessa giornata, l’altra nota:

 “Esprimo grande soddisfazione per la decisione, adottata all’unanimità dall’Ufficio di Presidenza della Camera, di togliere il segreto sui contenuti dell’audizione che il collaboratore di giustizia Carmine Schiavone (…)  (…) Lo dovevamo in primo luogo ai cittadini delle zone della Campania devastate da una catastrofe ambientale cosciente e premeditata, (…) E’ rilevante, inoltre, che la cancellazione del segreto sia avvenuta nel pieno rispetto delle esigenze della magistratura. Il coordinamento con il Procuratore nazionale antimafia, Franco Roberti, è servito a verificare che la desegretazione non crei ostacoli di alcun tipo alle indagini giudiziarie in corso”.

In primis con i predetti documenti i redattori della nota si riferiscono sì al resoconto stenografico dell’audizione e della documentazione che lo stesso Schiavone portò ai parlamentari ma non sono consultabili sul sito altre audizioni di altri soggetti informati dei fatti che sarebbero importanti poter leggere.

In secundis, vorremmo chiedere alla cara Signora Laura Boldrini, come fa a dire, e con quale coraggio e faccia tosta, che tale atto “lo dovevamo in primo luogo ai cittadini delle zone della Campania devastate da una catastrofe ambientale cosciente e premeditata“? In realtà i politici di allora (che a volte sono anche quelli di oggi) lo dovevano ai cittadini già sedici anni fa.

Sono comprensibili i motivi di non pubblicare tutto subito perché le indagini della magistratura erano in corso” , ha dichiarato Scalia in un’intervista a Il Mattino. C’era il segreto istruttorio, ma era (è!) in corso una strage!

Significa che per anni alcuni politici, di entrambi gli schieramenti, sapevano cosa stava succedendo in Campania perché glielo diceva uno dei protagonisti di questi crimini contro l’umanità e non hanno detto nulla ai cittadini che li pagano e li eleggono!

 Nelle due note dell’Ufficio di Presidenza la desegretazione viene evidenziata come un atto dovuto ma non si accenna che a chiedere la pubblicazione dell’audizione furono i senatori Cinque Stelle già il 16 settembre, ovvero un mese e mezzo prima della decisione di togliere il segreto!

Molte volte lo Stato ha infranto le sue stesse leggi. Un piccolo esempio riguarda l’occasione del sequestro dell’assessore campano Ciro Cirillo, in cui i Servizi Segreti chiesero al boss della camorra Raffaele Cutolo di intervenire per la sua liberazione, fornendo tessere proprie dei Servizi Segreti e facendo entrare latitanti come Enzo Casillo e Corrado Iacolare nel carcere di Ascoli Piceno dove era rinchiuso il boss. Invece nel caso dell’audizione di Schiavone per i rifiuti tossici interrati in Campania , lo Stato ha rispettato il segreto istruttorio per ben 16 anni!

Se il motivo del segreto istruttorio potrebbe essere sufficiente a giustificare la mancata pubblicazione dell’audizione (e quindi l’informazione ai cittadini), non ha giustificazioni la mancata diffusione e pubblicizzazione dell’audizione del PM di Napoli Agostino Cordova tenuta davanti alla medesima commissione nel 1995. Parliamo di pubblicizzazione perché quest’altra audizione era pubblica ma nessun parlamentare ha mai pensato di fornirla a qualche giornale e nessun giornalista della stampa parlamentare ha badato a ciò. Cordova, due anni prima rispetto a Schiavone, non aveva fatto altro che anticipare le dichiarazioni rese dal pentito nel 1997. Il Pm era a conoscenza di questi fatti perché l’ex boss dei casalesi gli aveva rivelato come la camorra fosse entrata nell’affare dei rifiuti in seguito al suo pentimento del 1993.

Infine nella prima nota del 31 ottobre si legge che la decisione della desegretazione è stata presa in seguito alla nota della Procura Nazionale Antimafia ma la seconda nota della Camera dice invece che suddetta decisione è avvenuta  “senza che questo sia richiesto dalla magistratura“. Una richiesta della magistratura non c’è stata, però la nota della Procura Nazionale Antimafia nella quale è stato espresso il parere favorevole alla pubblicazione perché “non esistono motivi ostativi“, certamente è stata un via libera senza la quale, probabilmente, ora l’audizione sarebbe ancora chiusa chissà in quale cassetto del palazzo.

Ma l’ex boss dei Casalesi, Carmine Schiavone, di cosa ha parlato? Quali sono le ditte di cui ha fatto il nome? Chi, secondo il pentito, era a manovrare i vari tasselli? Il chi, il dove, il quando ed il perchè dell’interramento dei rifiuti tossici nel prossimo articolo sull’audizione di Carmine Schiavone.