Napoli è una città cosmopolita, multietnica, a metà tra modernità e tradizione, sacro e profano che si incrociano in una delle più fascinose metropoli dell’era moderna.
Gli stretti vicoli di Napoli si diramano in un intreccio di voci, pensieri, storie. Talvolta, sollevando lo sguardo tra i palazzi storici del centro, si incrociano vere e proprie opere d’arte a cielo aperto, dipinte sui muri, spesso per volontà popolare, con una vivida partecipazione degli abitanti del quartiere, come successo per il simbolico “San Gennaro” accanto alla Chiesa di San Giorgio Maggiore in via Duomo, dove l’artista Jorit Agoch (nato a Quarto, da padre italiano e madre olandese) ha realizzato un magnifico ritratto del patrono di Napoli. A lui si deve anche il murales della bambina Rom, in via Merola, nel quartiere di Ponticelli, intitolato “Tutt’egual song’e creature“ (in un chiaro tributo ad una celebre canzone di Enzo Avitabile) e quello (più recente) di Eduardo de Filippo al San Ferdinando.
In contrasto con il tema del sacro, a Materdei, lungo la salita san Raffaele, si può ammirare il ritratto della “Partenope”, in una rappresentazione di Francesco Bosoletti, che autofinanziandosi con l’aiuto degli abitanti del quartiere (oltre mille persone hanno collaborato con un euro per il pagamento delle spese di realizzazione) ha potuto dar vita alla celebre dea protettrice di Napoli, rappresentata nei canoni classici come una sorta di sirena, qui resa dinamica, con lo sguardo rivolto alla strada.
Più celebre delle precedenti (perché altrettanto discussa) è l’unica opera in Italia di Banksy, noto artista inglese, tra i più celebri al mondo, che ai piedi di una palazzina a Piazza Girolamini ha realizzato “la madonna con la pistola”, in una tacita quanto chiara denuncia contro la camorra, e la strumentalizzazione della religione da parte dei camorristi. Banksy non è l’unico ad aver utilizzato il tema religioso per “denunciare” un fenomeno, in via San Biagio dei Librai, CRL ha realizzato un’opera su lamiera intitolata “Che Marònn’ sto Riciclo!”, nel pieno rispetto dell’adiacente palazzo storico.
La street art (quella vera, quella rappresentativa, apprezzabile e non mirata a deturpare) è un fenomeno complesso, spesso contestato, che non va immediatamente etichettato come vandalismo, ma che nasce dalla necessità di esprimere un concetto, denunciare un fenomeno, stimolare una riflessione. Ogni generazione ha il suo modo di esprimere la propria critica nei confronti della società, e deve essere libera di farlo in modo autonomo dalle istituzioni. Se poi la necessità di esprimere un concetto si concilia con la riabilitazione di una facciata degradata, allora l’arte (e in questo caso la street art) diventa un servizio alla comunità, un motivo di collaborazione per il bene comune.